Già dall’autostrada, quando si avvista la rupe di tufo innalzarsi netta e definita in una vallata di dolci colline, si capisce che Orvieto non è un posto qualunque. Il paesino dell’Umbria sud occidentale, uno dei pochi della regione a essere stato benedetto dall’autostrada e da una ferrovia che lo collega senza cambi a Roma, Napoli, Milano e Venezia, è perfetto da visitare in due giorni.

Cosa vedere a Orvieto

“Orvieto è bellissima”, è vero, il contrario è impossibile da sostenere. Cosa vedere a Orvieto in due giorni? Tanto. Vale la pena prendersi un weekend pieno per rilassarsi ammirando piacevolmente ogni angolo nascosto della città, iniziando appena fuori il perimetro naturale della rupe, ritornando indietro nel tempo: dagli etruschi passando per i romani, le crociate, il rinascimento, il risorgimento, la seconda guerra mondiale fino ai giorni nostri.

Primo giorno

Seguendo la strada dalla stazione ferroviaria si incontrano le tombe etrusche conosciute come Necropoli del Crocefisso del Tufo, prima tappa obbligata dei vostri due giorni. La visita è autonoma. Risalite poi fino a piazza Cahen per un rapido passaggio al Tempio del Belvedere etrusco del quale restano la pianta, la scalinata e parte delle fondamenta, per poi spostarvi di pochi metri verso una delle più belle attrazioni della città.

Il Pozzo di San Patrizio, capolavoro di ingegneria a doppia rampa elicoidale, vi porterà a 54 metri sottoterra. Leggenda vuole che porti fortuna lanciare le monetine nell’acqua direttamente dalla passerella al punto massimo di profondità, prima di risalire senza mai incontrare chi sta scendendo. Di nuovo all’aperto concedetevi una passeggiata alla Fortezza dell’Albornoz, nei giardini comunali, con una magnifica vista sulla vallata sottostante.

Uscite, andate a destra e risalite costeggiando la ex Caserma Piave fino piazza XXIX Marzo, dove si trova la peculiare chiesa di San Domenico. Della costruzione romanica restano solo l’abside e il transetto dopo che nel 1932 parte della costruzione fu abbattuta per far spazio all’accademia femminile di educazione fisica, oggi sede della guardia di finanza. Ma all’interno si trovano la cattedra di Tommaso d’Aquino, che per un periodo visse e insegnò teologia a Orvieto, e il mausoleo del cardinale De Braye realizzato da Arnolfo di Cambio.

Da qui potete ripartire per raggiungere il Palazzo del Capitano del Popolo, uno dei più bei palazzi di Orvieto, sull’omonima piazza. Se vi dovesse venire voglia di fare una corsa sulla magnifica scalinata mentre ammirate le merlature ghibelline, liberissimi di scalarla. Oggi il palazzo è sede di un centro congressi rinnovato nei primi anni 90 del Novecento.

Da lì puntate alla prossima meta, vicinissima, ma che vi sgranchirà definitivamente le gambe: la Torre del Moro, all’incrocio cardo/decumano tra Corso Cavour, via della Costituente e via del Duomo, visitabile fino in cima ai suoi cinquanta metri, dai quali potrete ammirare un panorama magnifico a 360 gradi. Se siete degli appassionati di tramonti, conservatela come ultima tappa della giornata e intanto procedete lungo corso Cavour, verso piazza della Repubblica e piazza di Sant’Andrea, dove si trova il palazzo incompiuto sede del comune e la chiesa romanica di Sant’Andrea con una splendida torre dodecagonale.

A questo punto della giornata vi siete meritati un po’ di struscio: la passeggiata classica degli orvietani comprende il tratto del corso che da piazza della Repubblica arriva alla torre del Moro poi devia a destra per via del Duomo, verso la meraviglia più conosciuta della città. La facciata si rivela tra i palazzi come una promessa. Ammiratela fermandovi sulla piazza, non ve ne pentirete, anche se la visita interna conviene lasciarla al giorno successivo.

Secondo giorno

Ripartite da dove vi siete fermati: il Duomo. Che se fuori è di una bellezza struggente, dentro lascia davvero a bocca aperta. La cattedrale gotica in bianco e nero di Lorenzo Maitani, terminata trecento anni dopo da Ippolito Scalza, è un vero capolavoro. Secoli ben spesi, viene da dire. Le due cappelle nelle navate laterali meritano una visita approfondita e guidata per ammirare la cappella di San Brizio, con gli affreschi del giudizio Universale iniziati dal Beato Angelico terminati da Luca Signorelli, e la cappella del Corporale dove è conservato il panno del miracolo di Bolsena nel reliquiario magnifico di Ugolino di Vieri.

Usciti dalla chiesa, se la giornata è bella, imboccate via Lorenzo Maitani, proprio di fronte al portale centrale, per svicolare lentamente verso uno dei gioielli di Orvieto, il quartiere medievale, fermandovi ad ammirare la Chiesa di San Francesco, costruita nel XIII secolo e punto più alto della città, prima di scendere tra stradine minuscole, ammirare scorci inediti e perdersi piacevolmente in un silenzio atemporale.

Qui saltano le regole: vi perderete in vicoli bui, a volte talmente stretti che ci si passa giusto in due affiancati, tra l’odore di tufo che trasuda. Oppure, previa prenotazione, dedicatevi a Orvieto Underground: il sistema di canali, grotte e cantine scavati nella roccia della rupe per scoprire la storia sotterranea della città. All’uscita riprendete Corso Cavour fino al percorso medievale, che inizia alla Cava. Ammirate lo scorcio struggente dei tetti arroccati come in un piccolo presepe, illuminati d’oro nel pomeriggio, mentre da via Malabranca scivolate fino alla chiesa di San Giovenale, la più antica della città: costruita nel 1004 sulle fondamenta di un tempio dedicato a Giove, che all’interno conserva un dipinto della Madonna del Soccorso. Dalla piazzetta davanti si gode di un tramonto magnifico e capita che siano aperti anche i giardinetti sotto l’ingresso, anche questi scavati nel tufo. Fermatevi ad ammirare un nuovo tramonto, ristorati di bellezza. Ripromettendovi che la prossima volta a Orvieto ci sarà ancora tanto da vedere.

In mezza giornata

Mezza giornata significa che state facendo un tour veramente serrato dell’Umbria oppure che siete di passaggio a Orvieto e avete comunque intenzione di visitarla. Promessa doverosa, mezza giornata è davvero poco. Comunque, se questo è il tempo a disposizione, per impiegarlo al meglio potete:

• Visitare il pozzo di San Patrizio, la Torre e il Duomo di Orvieto, che sono un po’ i simboli della città;

• Oppure scoprire l’Orvieto sotterranea, che non mancherà di stupirvi ma solo se non è la prima volta che visitate la città (nel qual caso, la soluzione migliore è la prima).

Cosa mangiare a Orvieto

La cucina umbra non avrebbe nemmeno bisogno di presentazioni e Orvieto ne è una degna rappresentate. Indipendentemente dal tempo che avete a disposizione, il palombo alla leccarda e il pollo alla cacciatora sono dei must immancabili. Senza dimenticare uno dei grandi protagonisti della terra di Orvieto, ovvero il fungo, esaltato dalle classiche pappardelle. Anche formaggi e insaccati di suino sono delle grandi specialità del posto: non ve ne pentirete ma, come sicuramente avrete capito, visitare Orvieto significa tralasciare momentaneamente qualunque dieta e qualunque esigenza di linea.

Fonte: lonelyplanetitalia.it – Arianna Galati

Trekking con gli alpaca, paracadutismo sui prati verdi e whale watching nel West Cork: il tuo cuore batterà all’impazzata con queste incredibili avventure sull’isola d’Irlanda

Sappiamo benissimo che ciò che è elettrizzante per una persona potrebbe essere rilassante per un’altra, perciò abbiamo provato alcune avventure da batticuore e altre più tranquille così che tutti possano definirsi avventurieri almeno una volta nella vita! Scegli tra queste otto fantastiche avventure sull’isola d’Irlanda

1. Trekking con l’alpaca a Wicklow

Va bene, il trekking con l’alpaca e l’Irlanda non vengono nominati insieme troppo spesso, ma aspetta di vedere il fantastico paesaggio della contea di Wicklow e capirai di aver fatto l’affare del secolo. Se non hai mai avuto a che fare con uno di questi simpatici e curiosi animali, capirai ben presto il detto “sorridere così tanto fa male”. Durante questa tranquilla escursione, Joe e il suo team ti faranno entrare in confidenza con queste bellezze così potrai ascoltarne i mormorii mentre accarezzi il loro morbidissimo pelo.

2. Un salto tra le torbiere del Connemara

Chi l’avrebbe mai detto che infangarsi da capo a piedi sarebbe stato così divertente? Quest’attività si chiama bog jumping e sull’isola potrai trovare alcuni posti in cui essere completamente libero di scorrazzare tra le torbiere (più fango c’è, meglio è). A Delphi hanno anche una corsa a ostacoli: una volta ricoperto di fango dovrai correre, saltare e aggirare le insidie del percorso. Dicono che sia “entusiasmante e incasinato, ma soprattutto divertentissimo”.

3. Lanciati nel cielo di Offaly con l’Irish Parachute Club

In molti si chiedono perché buttarsi da un aereo perfettamente funzionante, ma a sentire quelli hanno il coraggio di farlo non ci si butta per l’adrenalina ma per la libertà. È una sensazione che va ben oltre la scarica di adrenalina. Dopo una breve formazione, un lancio di coppia sopra l’idillio rurale di Offaly ti vedrà in caduta libera a 200 km orari gestita dal tuo istruttore, il che significa che tu non devi fare altro che goderti il momento.

4. Fai coasteering sulle Mourne Mountains

Per fare coasteering devi nuotare, arrampicarti e tuffarti in mare da scogli altri anche 10 m, naturalmente sotto lo sguardo attento di una guida esperta. Grazie all’estensione delle nostre coste, non mancano i posti in cui cimentarsi in questa attività; questa specifica sessione di coasteering si tiene in un luogo “scolpito dall’attività dei ghiacci durante l’ultima Era Glaciale.” Chi si è tuffato dal Bloody Bridge, ai piedi delle Mournes, racconta che l’entusiasmo ti resta addosso e che le insenature e le rientranze scoperte durante questa attività sono sconosciute al resto del mondo! 

5. Una passeggiata a cavallo su una spiaggia di Cleggan, nella contea di Galway

Immaginati al galoppo lungo la spiaggia, la salsedine sulle labbra e le impronte del tuo cavallo sulla sabbia… Ma per un’escursione a dorso di un pony nel Connemara non serve essere un vero cavallerizzo, ti basterà avere il senso dell’avventura. Le escursioni hanno diverse durate e per i più resistenti è disponibile un percorso tonificante da 2-3 ore, che dal Cleggan Beach Riding Centre porta a Omey Island. In quest’isola che affiora a seconda delle maree è il mare a decidere quando puoi cavalcare, quindi ti consigliamo di prenotare in anticipo. Se invece preferisci guardare, ogni primo fine settimana di agosto si tengono le Omey Races con musica, balli e corse di cavalli: un’attività perfetta per tutti.

6. Scala un faraglione nel Donegal

Per scalare un faraglione devi arrampicarti su una parete rocciosa che si erge dall’Oceano Atlantico. Dovrai anche fare kayak, nuotare, calarti con una corda doppia e con una traversa tirolese alla base delle imponenti scogliere. Ma sotto lo sguardo vigile dell’istruttore di arrampicata Iain Miller, pagaierai tra foche e squali elefante e visiterai il regno di procellarie dei ghiacci, sule e gazze marine, prima di conquistare le isolate torri che s’innalzano dalle onde. Mai fatto prima? Nessun problema, c’è un “piccolo corso progettato per chi non ha mai scalato prima d’ora”. 

7. A spasso per le gole nella contea di Down

Più che una scalata su per una parete rocciosa si tratta di un guado tra pozze d’acqua, all’ombra degli alberi e tra le cascate, in compagnia di istruttori qualificati. Ed è estremamente divertente, specialmente quando realizzi di essere alle pendici delle Cooley Mountains e che stai attraversando una gola lungo il fiume Flurry. Il bello? Essere tutt’uno con alcuni dei più bei paesaggi naturali, circondato dal suono dell’acqua che scorre, è un’esperienza spirituale e al tempo stesso fisicamente impegnativa.

8. Whale watching nel West Cork

Il whale watching richiede pazienza e un pizzico di fortuna. E qui l’ultima abbonda, grazie al grande Oceano Atlantico. È una specie di corsia preferenziale per i cetacei (balene, delfini, focene) che viaggiano da nord a sud e ritorno in cerca di un buon pasto. Com’è avvistarne una? Pádraig Whooley dell’Irish Whale and Dolphin Groups spiega: “Sono poche le esperienze che possono competere con l’emozione di un incontro ravvicinato con una delle più grandi creature del pianeta”.

Fonte: www.ireland.com/it

Questo nuovo parco nazionale australiano è un paradiso della biodiversità marina

L’Houtman Abrolhos Islands National Park è il parco di più recente istituzione della Western Australia, a cui è stato conferito questo status ufficiale in concomitanza con il 400esimo anniversario da quando il navigatore olandese Frederick de Houtman ha avvistato per primo questa catena di isole. L’arcipelago è composto da 192 isole, isolotti e affioramenti rocciosi a largo della costa medio-occidentale dell’Australia, il cui parco nazionale è costituito da 105 tra le isole circondate da corallo tropicale e acque cristalline e incontaminate.

L’Houtman Abrolhos è un meraviglioso sito per la biodiversità © SammyVision

Il nome del parco è stato annunciato nel 2017 e un budget di 10 milioni di dollari è stato accantonato per due anni (2019 al 2021) per sviluppare un progetto di turismo sostenibile per la regione. Il denaro viene utilizzato per creare strutture per i turisti e per supportare il turismo sostenibile nel parco nazionale. È il primo parco nazionale creato secondo l’iniziativa Plan for Our Parks del governo McGowan, che secondo il Dipartimento della Biodiversità, Conservazione e Attrazioni mira a istituire almeno 5 milioni di ettari di nuovo patrimonio di conservazione nei prossimi cinque anni.

Nei prossimi due anni verrà sviluppato il turismo sostenibile in quest’area© Department of Biodiversity, Conservation and Attractions

Le isole godono di acque calde tropicali grazie al flusso della corrente Leewin, che gioca un ruolo importante nella flora e fauna marina dell’isola. La destinazione è ricca di biodiversità, con un alto numero di specie tropicali e temperate.

“L’Abrolhos è intriso di storia. È il sito di 19 naufragi storici, in particolare la Batavia, che è una delle storie più agghiaccianti di ammutinamento nella storia australiana. Le isole hanno un ambiente unico e straordinario, ricco di biodiversità. Inoltre, l’Abrolhos è una delle zone di riproduzione di gabbiani più importanti e grandi in Australia, ospita anche diversi animali che non si trovano da nessun’altra parte, tra cui la quaglia tridattila di Houtman Abrolhos e lo skink pigmeo dalla coda spinosa”, ha dichiarato a Lonely Planet un portavoce del Dipartimento della Biodiversità, Conservazione e Attrazioni.

Un falco pescatore a Albrolhos. La regione è ricca di avifauna © Mike Riley

Le isole sono raggruppate nelle tre zone principali di Wallabi, Easter e Pelsaert. I visitatori possono fare escursioni giornaliere nel parco nazionale, sebbene molte isole abbiano accesso limitato a causa delle acque basse. Le attività includono snorkeling, nuoto ed escursioni nel bush.

Fonte: lonelyplanetitalia.it – James Gabriel Martin

Bitterroot lo splendore naturale del Montana oltre la fiction della serie TV “Yellowstone”. 5 idee di ospitalità Montana style, da film

Nel caso siate state catturati dalla serie TV “Yellowstone”, allora è ora che sappiate alcune cose dei luoghi del Montana che hanno fatto da scenario al film ancora oggi in lavorazione. Trattasi della Bitterroot Valley con il Chief Joseph Ranch, che è servito quale dimora della famiglia Dutton family il cui patriarca è Kevin Costner. Bitterrott è al contempo un piccolo fiore di colore rosa che è emblema ufficiale dello Stato del Montana (Lewisia rediviva).

Se la valle non vi è famigliare, sappiate che si trova nel versante occidentale del Montana, nella parte meridionale dello stato. Nei suoi circa 150 km si trovano piccole comunità montane, le montagne Sapphire e Bitterroot ed il fiume Bitterrott, pescosissimo di trote. Una valle immensa, piena di spazi incontaminati, ove la natura regna sovrana. Basti pensare che è il più vasto lembo di terre selvagge e naturali negli Stati Uniti continentali al di sotto dell’Alaska. La sola Bitterroot National Forest comprende quasi 650.000 ettari ed in ogni direzione si punti lo sguardo si vedono montagne e canyon con una quantità impressionante di sentieri che attendono di essere esplorati.

Non stupisce che la Bitterroot Valley – circondata ad ovest dalle Bitterroot Mountains e ad est dalle Sapphire Mountains – sia rifugio di così tanti artisti e creativi che ne traggono ispirazione nei propri laboratori artistici.

Ogni piccola comunità conserva il suo segreto. Lasciamoci accompagnare dal suono di alcuni dei musicisti locali – Tom Catmull, John Floridis, The Lil Smokies e Mike Murray – e scopriamone le curiosità. Florence che fu fondata dagli Irlandesi, fu centro ferroviario di smistamento del grano; Stevensville, primo insediamento completamente bianco con la sua missione gesuita; Victor così chiamata in onore di un guerriero nativo indiano della tribù dei Salish; Corvallis che contrae le parole francesi “cuore” e “vallata” per accentuare tutta la sua graziosità; Hamilton che cela le impronte di Calamity Jane mentre la sua energia odierna le deriva dai suoi artisti. Poi Darby con la sua personalità western che regala ancora quel senso di corsa all’oro; Connor sede della prima stazione dei ranger negli Stati Uniti e del più vecchio pino Ponderosa della zona; e Sula che conserva il sacro “medicine tree,” di oltre 400 anni, fonte di molteplici leggende e rituali indiani.

Ma è proprio Darby il fulcro di molteplici scene della serie televisiva, grazie al Chief Joseph Ranch a meno di 2 km a sud della comunità, lungo lo splendido fiume Bitterroot River. È stato immortalato su riviste di grido, Architectural Digest, American Log Homes, Barns of Montana, giusto per citarne alcune.

Nel 1914, ispirando i suoi architetti alle recenti costruzioni dell’Old Faithful Inn nel Parco Nazionale di Yellowstone e dei lodge in corso d’opera al Glacier National Park, il tycoon dell’Ohio William Ford, inizia a costruire un’avventura che dura tre anni, una delle grandiose architetture dell’American West, con tronchi d’albero e pietre locali: il Ford-Hollister Lodge. A questa struttura si aggiungono tre massicce stalle per ospitare il suo caseificio, sostituendo ai meleti un grande allevamento di vacche Holstein, il più grande ad ovest del Mississippi. Dopo la morte di Ford nel 1935, Mrs. May Ford e le figlie Phyllis e Billie Ann, aprono e gestiscono uno dei primi Guest Ranch del West. Successivamente negli anni ‘50 il ranch viene venduto ed il nuovo proprietario gli cambia il nome in Chief Joseph Ranch, in onore di Capo Giuseppe, il grande condottiero capo della tribù dei Nasi Forati, Nez Percè e della storia che lo legava a questo luogo. Infatti, la proprietà ove si trova il ranch sorgeva nelle terre occidentali abitate dalla tribù Salish da centinaia di anni.

Gli esploratori Lewis e Clark quando entrarono nella Bitterrott Valley nel settembre 1805, usufruirono del sentiero battuto dagli indiani nativi. I Nasi Forati ogni anno solcavano il sentiero verso sud per raggiungere le mandrie di bisonti e cacciare nella Big Hole Valley, unendosi alla tribù dei Salish per poter fronteggiare l’attacco di tribù nemiche quali i Piedi Neri, Blackfoot. Il sentiero dei nativi indiani attraversava il ranch proprio ad ovest del Lodge e scorreva verso sud ove si trovano i fienili e le stalle. Chief Jospeh guidò la sua tribù attraverso il ranch nella sua fuga dall’Esercito Statunitense nell’estate 1877. Il ranch divenne insediamento di coloni nel 1880, col nome di Shelton ranch. 

Oggi proprio questo ranch è diventato la dimora fittizia della famiglia Dutton nella serie TV Paramount, “Yellowstone”.  Il Lodge è una vera e propria icona rappresentativa del Western Montana di 102 anni fa. Chief Joseph Ranch dispone di due bungalow di tronchi d’albero in stagione estiva, completamente attrezzati ed autonomi, con cucina ed un grill all’aperto. Non esiste alcun ristorante presso il ranch e l’aeroporto più vicino è quello di Missoula, distante 100 km

Per chi desidera sognare alloggi western come in un film, ecco altre quattro opportunità sempre nella zona di Darby.

•    Triple Creek Ranch, un Relais & Châteaux a pochi km da Darby. Il Triple Creek Ranch è il ranch più lussuoso di tutta la regione. È un luogo magico, aperto tutto l’anno, con trattamento all-inclusive ed una varietà di sistemazioni con bungalow da 1,2,3 camere da letto e vere e proprie case di lusso, autenticamente di tronchi d’albero. Tante le attività proposte, anche programmi culinari gourmet.

•    Alpine Meadows Ranch. A soli 3 km circa da Darby, il ranch fu ideato da Frank Lloyd Wright ed è immerso in 84 ettari di natura. Tre i tipi di alloggi: il bungalow dello scrittore così definito da F Lloyd Wright, la fattoria e le suite; ognuno con il suo carattere per vivere la valle secondo i propri desideri. 

•    Rye Creek Lodge. Aperto tutto l’anno, il Rye Creek Lodge a circa 6 km a sud di Darby è composto da case di lusso di tronchi d’albero con vista sul vicino picco montuoso Trapper Peak. Ogni dimora è completa di cucina e quattro vantano anche una vasca idromassaggio. 

•    Alta Ranch. Nel profondo del cuore della Bitterroot Valley, Alta Ranch ci fa proprio sentire come in un film! Aperto tutto l’anno, dispone di 6 splendidi bungalow di tronchi d’albero in 141 ettari, tutti a pochi passi dell’affluente West Fork del Bitterroot River. Ognuna delle cabin offre una stufa a legna in salotto, una cucina attrezzata ed un fuoco da campo privato. 

Denver, Colorado è la porta d’accesso ufficiale all’immensa regione del Great American West.

Fonte: The Great American West – Italia

Per continuare a viaggiare
Fortinsieme

E sì, il viaggio in Francia continua! Che si tratti di visite virtuali, letture, attività creative o ricette, la Francia è alla tua finestra per stimolare la tua curiosità, la tua voglia di conoscere e esplorare, ispirarti e farti divertire… In attesa di darti il benvenuto quando sarà di nuovo possibile. 

Di villa in castello, le visite virtuali dei monumenti nazionali francesi

Il Centre Monuments Nationaux gestisce molti castelli e ville appartenenti al patrimonio culturale francese, tra cui il Castello d’Angers e il Castello di Voltaire. Ecco una selezione delle visite virtuali.

1. Villa Cavrois

Villa Cavrois, nell’Alta Francia, è un capolavoro dell’arte moderna. Completato nel 1932 da Robert Mallet-Stevens per Paul Cavrois, un industriale tessile di Roubaix, è stato interamente restaurato. La Villa presenta tutte le tecnologie e la moda dell’epoca, un vero tesoro estetico!

Visita Villa Cavrois (Link esterno)

2. Castello di Vincennes

Il Castello di Vincennes si trova fuori Parigi e per l’altezza del suo mastio, torre tipica dei castelli medievali, è considerato la più alta fortezza di pianura d’Europa. Costruito nel XIV secolo, nel Medioevo è stato residenza reale. La sua Sainte-Chapelle vanta un arredamento davvero notevole.

Visita il Castello di Vincennes (Link esterno)

3. Castello d’Angers

Il Castello d’Angers, o Castello dei Duchi d’Angiò, si trova nella città di Angers, nei Paesi della Loira. Fortezza dei XII-XIV secolo, fu residenza dei Duchi nel Medioevo, al suo interno ne rimangono ancora gli arredi e altre meraviglie, come l’Arazzo dell’Apocalisse, un’opera d’arte medievale unica al mondo.

Visita il Castello d’Angers (Link esterno)

4. Castello di Pierrefonds

Il Castello di Pierrefonds è un castello Medievale che si trova nell’Alta Francia, a Nord di Parigi. In rovina ai tempi di Napoleone I, con la nascita del romanticismo, la fortezza è stata un luogo privilegiato per gli amanti del pittoresco. Successivamente, sotto Napoleone II, Eugène Viollet-le-Duc lo ricostruì per renderlo un “castello ideale” – come sarebbe stato nel Medioevo. Un’opera unica nel suo genere!

Visita il Castello di Pierrefonds (Link esterno)

5. Castello di Voltaire a Ferney

Il Castello di Voltaire a Ferney si trova in Alvernia-Rodano-Alpi e, come si intuisce dal nome, rende omaggio a Voltaire, che vi visse nella seconda metà del 1700. Qui, il filosofo-scrittore condusse le sue prese di posizione contro l’intolleranza, fu architetto e urbanista, oltre a continuare la sua opera letteraria. Trasformò Ferney nel centro nevralgico dell’Europa dell’Illuminismo. Diversi spazi sono stati restaurati seguendo la moda dell’epoca.

Visita il Castello di Voltaire a Ferney (Link esterno)

6. Castello di Talcy

Il Castello di Talcy si trova nella Valle della Loira, a 25 km da Blois. Si tratta di un castello rinascimentale, riccamente arredato, e con un destino segnato dai poeti: Ronsard era, infatti, innamorato di Cassandra, figlia del proprietario, che l’ha ispirato nella creazione di Mignon, allons voir…

Visita il Castello di Talcy (Link esterno)

7. Castello di Châteaudun

Il Castello di Châteaudun si trova nella Valle della Loira e il suo stile gotico anticipa quello Rinascimentale, che caratterizza la maggior parte dei castelli della Valle. Affacciato sulla Loira, qui si scoprono quattro secoli di storia e architettura. I giardini medievali e sospesi, unici nella regione, offrono una piacevole pausa “verde”.

Visita il Castello di Châteaudun (Link esterno)

8. Castello di Bouges

Il Castello di Bouges è una villa del XVIII secolo e si trova nella Valle della Loira a 50 km da Brouges. Definito “jardin remarquable” per i suoi giardini alla francese, il castello si trova in un ambiente eccezionale. Al suo interno collezioni di mobili e di opere d’arte sono tutte da scoprire.

Visita il Castello di Bouges (Link esterno)

Fonte: Atout France in Italia –  Agenzia per lo sviluppo del Turismo Francese

FUGA INDIETRO NEL TEMPO AL SANCHAYA

Quando sbarchi dal traghetto Tanah Merah, è evidente che The Sanchaya non è semplicemente un resort indonesiana. Situato sull’isola di Bintan, The Sanchaya rappresenta un vero studio delle culture, delle vite e delle storie del popolo asiatico. Dal momento in cui sali sui terreni opulenti, i tuoi sensi vengono trascinati in un’avventura esotica, dove puoi esplorare Thailandia e Indonesia, Vietnam e Laos, senza uscire da questo esclusivo resort.

Il tuo viaggio inizierà con un tour della Grande Casa. Questa pittoresca casa coloniale fotografa davvero il momento in cui gli inglesi occuparono la zona, portando con sé le loro tradizioni e idee. L’architettura in stile del 1940 è resa molto più affascinante dalle decorazioni con manufatti e opere d’arte relative a 7 diversi Paesi asiatici. Esplora le numerose aree salotto interne ed esterne e rilassati nel salone con una bevanda a scelta. Gli ospiti golosi apprezzeranno la degustazione di formaggi del Sanchaya, abbinata ai migliori vini disponibili.

L’attenzione ai dettagli del Sanchaya è visibile in ognuna delle sue 21 ville private e 9 suite. Con spaziosi spazi abitativi, arredamento esotico e letti lussuosi non vorrai mai lasciare la tua camera. Ogni residenza offre un balcone o una veranda privati con vista sul magnifico mare o sui lussureggianti giardini tropicali del Sanchaya. Le sistemazioni includono tutti i comfort moderni che si possono desiderare, con una barretta di cioccolato e un buon vino per iniziare.

Al Sanchaya vi aspettano quattro interessanti ristoranti. Questa è la tua vacanza, in quanto tale puoi mangiare e bere a tuo piacimento. Lo staff è pronto e in attesa di prepararti una delizia culinaria per te a qualsiasi ora del giorno o della notte. Goditi un delizioso pasto nella raffinata porcellana nella sala da pranzo o persino un tradizionale servizio da tè pomeridiano. Il Tasanee Grill offre una splendida cornice all’aperto a bordo piscina con deliziosi piatti di ispirazione tailandese. Rivivi la grandiosità della gentilezza coloniale nel bar, dove Martini e sigari vengono consegnati con gusto impeccabile. Perditi nella lettura di un grande romanzo mentre sorseggi un aperitivo nel salone e nella biblioteca, oppure sali sulla terrazza e goditi il miglior tabacco indonesiano fumato attraverso una lunga pipa.

Se un’attività incontra il tuo interesse in un determinato giorno, prendi parte a uno dei tanti giochi mondani disponibili. Trascorri il tuo pomeriggio da aristocratico giocando a croquet o praticando le tue abilità di tiro con l’arco sorseggiando un cocktail. Goditi una sessione di yoga all’alba, fai una nuotata nella piscina a sfioro con acqua salata lunga 50 metri o brucia alcune di quelle calorie da cocktail nella palestra completamente attrezzata. Quando sei pronto a coccolarti, visita la Sanchaya Spa, per un massaggio tailandese, svedese, balinese o esclusivo.

Per una vacanza da ricordare, prova uno dei pacchetti unici del Sanchaya. Scegli tra ritiri volti a salute o romanticismo, golf, matrimoni o affari. Ogni pacchetto include un servizio navetta o limousine da e per l’isola, servizi di maggiordomo, bevande gratuite, colazione a la carte e servizi di couverture. Lo staff di Sanchaya è in attesa di creare un’esperienza su misura unica per i tuoi desideri.

Fonte: xoprivate.com

UNA VACANZA SUL MAR ROSSO

22 Apr 2020 In: Egitto

Le limpide acque del Mar Rosso rappresentano un’ambita meta per vivere splendide vacanze durante tutto l’anno

Mare cristallino, lunghe spiagge sabbiose, favolose barriere coralline, abitate da simpatici pesci colorati, sono le attrattive di tutte le principali località balneari, che propongono un’ampia offerta turistica adatta a soddisfare ogni tipo di aspettativa.

Hotel, resort e villaggi sono attrezzati per garantire comfort, relax e numerose attività sportive, tra cui snorkeling, immersioni, windsurf, kitesurf, canoa, vela, barche con fondo trasparente e stupendi campi da golf.

Non solo mare!

Sono tante le escursioni che lasciano ricordi indelebili: vivere un safari nel deserto a bordo di intrepide 4×4 o fare una passeggiata a dorso di cammello lungo la costa, sperimentare la guida con il quad sulla sabbia fine, per scoprire le innumerevoli tonalità di colore del deserto all’alba o al tramonto, e terminare la giornata con una tipica cena beduina accompagnata da musica e danze tradizionali. Lo svago e il divertimento non mancano! Sono numerosi i café, i locali alla moda, i ristoranti e le discoteche che animano la vivace vita notturna.

Collegate da comodi voli dall’Italia e da Il Cairo, località rinomate come Sharm el-Sheikh, Hurghada, Marsa Alam e Berenice sono dotate di aeroporti internazionali. Chi, invece, vuole raggiungere la costa, dopo aver visitato gli straordinari siti che custodiscono i tesori dell’Antico Egitto, può farlo anche su strada da Luxor e da Aswan. Lasciarsi alle spalle la verde valle del Nilo e attraversare il deserto fino ad intravedere le luccicanti sfumature del mare è un’esperienza indimenticabile.

Facciamoci sedurre dalla famosa Naama Bay a Sharm el-Sheikh o da una escursione in barca dedicata all’esplorazione dell’incredibile barriera corallina del parco marino di Ras Muhammad, paradiso per gli amanti delle immersioni e dello snorkeling. Oppure godiamo della bellezza di Hurghada e raggiungiamo l’isola di Giftun, con fondali impreziositi da foreste di coralli e spiagge incontaminate, come la bianca spiaggia di Mahmya.

Con il deserto sullo sfondo, Soma Bay, el-Quseir e Marsa Alam offrono paesaggi da sogno, dove spiagge di sabbia fine si affacciano su un mare turchese, abitato da razze, tartarughe marine e delfini. Le barriere coralline sono mozzafiato! E Berenice, la nuova destinazione del Mar Rosso, si apre al turismo con una proposta naturalistica di pura bellezza.

Baciato dal sole, il Mar Rosso è la scelta ottimale per godere di una vacanza appagante a poche ore di volo dall’Italia.

EDFU: IL TEMPIO DI HORUS

22 Apr 2020 In: Egitto

Incastonata sulla riva occidentale del Nilo, la piccola città di Edfu ospita il tempio dedicato ad Horus, il dio Falco

Sulle rovine di un tempio più antico, durante la dinastia tolemaica, numerosi sovrani, dal 237 al 57 a.C., contribuirono alla ricostruzione del complesso templare, uno dei più grandi e meglio conservati in tutto il Paese.

Il tempio di Edfu presenta uno stile architettonico a cannocchiale: dall’ingresso, attraverso il maestoso pilone, gli spazi sono progressivamente più piccoli e meno illuminati fino al santuario, totalmente buio.
Qui si rappresenta il percorso simbolico della luce spirituale che si attenua fino a scomparire nel Naos, il sacrario del dio, un tabernacolo in granito che custodiva la statua di Horus.

È la luce divina che illumina l’oscurità

Si riteneva che nel sito dove sorge il tempio, il divino Horus, figlio di Iside e Osiride, avesse affrontato il malvagio zio Seth per vendicare la morte del padre.

Quando in Egitto si insediarono i regnanti tolemaici, al fine di essere ben accetti e all’altezza dei loro predecessori, diedero massima attenzione alle aspettative religiose del popolo, costruendo nuovi templi dedicati alle divinità egizie, nel rispetto dei canoni classici faraonici.

Davanti all’ingresso dell’imponente pilone, sul quale viene raffigurato il sovrano impegnato a sconfiggere i suoi nemici, due splendide statue del dio Falco custodiscono il tempio. Colonne stupendamente decorate con capitelli floreali e pareti ricche di iscrizioni e bassorilievi, svelano dettagli rilevanti sulla religione e sulla mitologia del tempo. A guardia della prima sala ipostila, si trova un’altra grande statua del dio Falco in granito grigio con la doppia corona dell’Alto e del Basso Egitto sul capo. Sorprendente è la stanza adibita a laboratorio chimico: sulla parete sono incise le ricette contenenti gli ingredienti necessari per produrre profumi e incensi, all’epoca riservate soltanto ai sacerdoti.

Foto: Alessandra Fiorillo

La biologa marina, fra i premiati Rolex, porta avanti un progetto che studia i coralli cresciuti in zone torbide e acide, sperando di poterli trapiantare dove c’è bisogno

Fra acque buie eccola lì, all’improvviso, che spunta la speranza. Ha la forma di coralli “duri a morire”: organismi che vivono e crescono anche in acque poco trasparenti, con scarso ossigeno, lontane da quanto ci si potrebbe aspettare. Fra soli quindici o vent’anni, come indicano purtroppo decine di studi scientifici, potremmo assistere alla scomparsa di larga parte delle barriere coralline del mondo, devastate dallo sbiancamento e dall’acidificazione legati al riscaldamento globale. In soli 3-4 anni un terzo della Grande Barriera Corallina è già andato perduto. La tendenza, con la crisi climatica in corso, sarà dunque quella di assistere al rapido deterioramento di migliaia di ecosistemi marini nel mondo.

Una speranza di invertire la rotta arriva però proprio da certi tipi di coralli particolarmente resistenti che potrebbero essere utili per salvare le barriere coralline. Ne è convinta una giovane biologa marina inglese, Emma Camp, 32 anni, fra i premiati nel 2019 come Rolex Awards Associate Laureates per le sue idee e progetti in difesa della Terra. Emma studia e si dedica proprio a questa sorta di “luogo della resilienza dei coralli”, ovvero zone dove questi organismi riescono a crescere anche in condizioni estremamente sfavorevoli, come per esempio oceani sempre più acidi, acque con basso contenuto di ossigeno e in parte prive di luce.

Condizioni molto simili a quelle di tutti i mari in futuro, dato che i due fenomeni – aumento delle temperature medie e acidificazione – stanno diventando un serissimo problema per gli ecosistemi marini globali, con migliaia di specie già a rischio di sopravvivenza.

Per Camp è fondamentale studiare dunque le caratteristiche di questi coralli resistenti che potrebbero essere la chiave per “ripopolare le barriere coralline” danneggiate e vittime dello sbiancamento. “Al momento stiamo scoprendo i luoghi dove stanno sopravvivendo questi particolari coralli – spiega la biologa sostenuta da Rolex – e dobbiamo capire come e perché sono lì, in punti dove non dovrebbero essere. La nostra idea è quella di utilizzare le loro abilità per aiutare a salvare le barriere coralline a livello globale”.

Le prime ricerche della biologa su questo tipo di organismi risalgono a quattro anni fa quando una squadra di scienziati e subacquei in Nuova Caledonia ha documentato 20 specie di coralli in condizioni precedentemente considerate, da altri studi, quasi impossibili per la crescita di coralli. Lo scorso anno la biologa ha poi pubblicato un primo studio che compara gli habitat corallini scoperti con quelli della Grande barriera corallina australiana.

La sua idea è ora quella di identificare, lungo gli oltre 2000 chilometri della Grande Barriera australiana, zone con caratteristiche simili dove i coralli crescono anche in assenza di acque trasparenti o con temperature stabili: questo aiuterebbe, studiando il comportamento e la genetica di questi organismi ultra resistenti, ad aprire la strada della conoscenza per comprendere i meccanismi della resilienza dei coralli. E magari, sogna Camp, trapiantare questi coralli ultra resistenti per aiutare la Barriera a ripopolarsi.

“Dobbiamo pensare fuori dagli schemi. Dobbiamo tornare alla natura e vedere come è sopravvissuta per così tanto tempo e usare quella conoscenza, unita a innovazione e tecnologia, per cercare di conservare ciò che abbiamo” ha spiegato la biologa.

Ora, in zone come Low Isles e l’isola Howick, Camp e un team di locali citizen science stanno già provando a trapiantare alcuni coralli “duri” per monitorare il modo con cui riescono a sopravvivere o espandersi. Ci vorrà tempo per capire se la sua teoria potrà presto diventare realtà, ma nel frattempo Emma continua ad avere le idee chiarissime: “Non voglio far parte della generazione che dirà ‘abbiamo perso le barriere coralline’. I coralli non sono solo strani e belli, ma supportano anche centinaia di milioni di vite umane. Io continuerò a battermi per loro”.

Fonte: repubblica.it – Giacomo Talignani

L’Orologio Astronomico di Praga rappresenta uno stupefacente esempio di ingegno e arte medievale. Esso è una delle principali attrazioni della città di Praga, capitale della Repubblica Ceca, e ogni giorno chiama a sé centinaia di curiosi. Riguardo la sua costruzione esistono numerose leggende, care ai praghesi. Una delle più famose è narrata dallo scrittore ceco Alois Jirásek.

Jirásek narra che un mastro orologiaio, Jan Růže, conosciuto come Hanuš, fu selezionato tra molti altri artigiani dal consiglio municipale per creare un dispositivo unico nel suo genere, che non avrebbe dovuto agire solo come orologio, ma avrebbe dovuto incorporare numerose altre funzioni.

Soddisfatti pienamente della creazione di Hanuš, tuttavia, i consiglieri erano preoccupati del fatto che egli avrebbe potuto replicare il progetto per committenti di un’altra città. Dopo numerosi elucubrazioni su come scongiurare il problema, giunsero infine a un infelice verdetto.

I consiglieri assoldarono alcuni uomini che, dopo aver fatto irruzione nella casa dell’orologiaio, gli ferirono gli occhi con un pezzo di ferro, portandolo alla cecità

Nonostante ciò, Hanuš riuscì a capire chi fossero gli autori e i mandanti di tale gesto. Per vendicarsi, per mezzo dell’aiuto di un suo apprendista, si recò presso la Torre della Città Vecchia e manomise il meccanismo, facendolo bloccare.

La leggenda di Jirásek termina raccontando che ci vollero ben cento anni prima che l’orologio fosse riparato e riportato alle sue originali funzioni.

Come molte altre leggende sullo straordinario orologio, quella di Alois Jirásek attribuisce la manifattura dell’orologio all’artigiano sbagliato. Stando a recenti studi e scoperte, il vero artefice del magnifico meccanismo fu l’artigiano Mikuláš of Kadaň. Egli ideò il progetto nel 1410, aiutato da un professore di matematica e astronomia dell’università di Charles, Jan Šindel. I primi cenni, presenti nella cronaca del tempo, vengono fatti risalire al 9 Ottobre 1410.

L’orologio astronomico di Praga è tra i più celebri al mondo. Oltre che il terzo orologio astronomico più antico, è anche il più antico ancora funzionante, con oltre 600 anni di servizio. La sua peculiarità e la sua origine sono alcune delle ragioni per cui un folto pubblico si riunisce ogni giorno, allo scoccare dell’ora di fronte alla Torre del Vecchio Municipio nella Piazza della Città Vecchia, dove è situato l’orologio, in attesa dell’inizio dello spettacolo in movimento (lungo 45 secondi) e di scoprire come appaia lo spettacolo del prezioso meccanismo.

Quando l’ora scocca, la parte superiore dell’orologio apre le sue finestrelle e mostra i 12 apostoli in una processione circolare. Allo stesso tempo si azionano le altre sculture lignee che contornano l’orologio. Ai lati del quadrante una delle figure in movimento, la morte, regge una clessidra nelle mani. Un’altra figura, posizionata dal lato opposto, rappresentante la vanità, ha uno specchio in mano. Altre figure, come l’Astronomo, il Filosofo o il Cronista, rimangono immobili.

Alcune di queste sculture sono riproduzioni di quelle originali, poiché queste vennero pesantemente danneggiate, alcune distrutte, dai soldati tedeschi che bombardarono la città alla fine della Seconda Guerra Mondiale, tra il 7 e l’8 Maggio 1945.

L’orologio, dopo un grandioso intervento di restauro, riprese a funzionare nel 1948

Il quadrante astronomico è il più antico di tutti i componenti dell’orologio e costituisce buona parte del suo fascino. La cura e la precisione di questa componente mettono in luce l’interesse della popolazione di epoca medievale per l’osservazione dell’universo e della volta celeste.

La Terra è posta al centro di esso. Il colore blu nel quadrante rappresenta il cielo oltre l’orizzonte, mentre la controparte brunastra rappresenta il cielo al di sotto di esso. Il quadrante è formato da un anello zodiacale, uno esterno roteante, da un’icona rappresentante il Sole e da una rappresentante la Luna. Le lettere segnate in latino indicano quale lato sia l’est e quale l’ovest; nord e sud sono indicati dalle parole latine ‘aurora’ e ‘ortus’. Un cerchio zodiacale rappresenta le stelle della volta celeste, e scorre in armonia con le altre componenti.

I tre assetti del quadrante possono misurare tre diversi orari. Il primo è quello denominato ‘italiano’, o ‘vecchio orario ceco’. L’orario dell’Europa centrale è segnato dalla lancetta decorata col Sole.

Il terzo è il più particolare di tutti, poiché misura l’orario Boemo, o orario Arabo, dove l’ora è determinata soltanto dall’alba al tramonto. Durante l’estate, la giornata è più lunga, in inverno più corta.

L’orologio astronomico di Praga è l’unico al mondo che mostra l’antica ora Boema

Comparato a quello astronomico, il quadrante del Calendario ha meno funzionalità, ma è comunque di grande fascino. Al suo centro, è illustrato il simbolo della Città Vecchia di Praga e l’anello esterno reca l’indicazione di ogni giorno per tutto l’anno. Esso mostra il giorno della settimana e la sua posizione nella settimana, nel mese e nell’anno.

Poiché spesso il meccanismo dell’orologio astronomico presentò dei malfunzionamenti, esso subì numerosi interventi di manutenzione. Tuttavia, quasi nessuno era in grado di sistemarlo, e quando, nel tardo XVIII secolo, un nuovo problema si presentò ai meccanismi, gli ufficiali del posto considerarono persino di sostituirlo con un nuovo elemento, di più semplice fattura.

Fortunatamente ciò non accadde ma, per lunghi periodi, l’orologio smise di scandire le ore della città di Praga senza che nessuno fosse in grado di mettervi mano. Uno dei più lunghi lavori di restauro avvenne molte decadi più avanti, quando attorno al 1880 uno dei dispositivi dell’orologio, il quadrante del calendario, venne sostituito da una copia (l’originale è conservato presso il museo della città di Praga).

Riprendendo le forme e le caratteristiche degli antichi astrolabi, strumenti usati in epoca medievale per lo studio dell’universo, l’orologio di Praga è una vera opera d’arte e un vero gioiello. Oggetto all’avanguardia per i tempi in cui fu creato, ancor oggi desta meraviglia tra i cittadini e i turisti, i quali, nonostante gli impegni della giornata, trovano sempre qualche istante per ammirarne la bellezza e lo spettacolo in movimento.

Fonte: vanillamagazine.it – Cecilia Fiorentini


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