L’apertura tanto attesa del Grand Egyptian Museum (Gem) era prevista per l’autunno 2020, ma sabato 4 aprile il governo egiziano ha annunciato il rinvio

Il presidente Abdel Fattah Al-Sisi ha infatti stabilito di ritardare le attività inaugurali per tutti i principali progetti nazionali fino al 2021, compresa l’inaugurazione del museo.

La presidenza ha dichiarato che il ritardo è il risultato dell’impatto della pandemia di coronavirus in Egitto e in tutto il mondo. Oltre al Gem, anche il trasferimento degli uffici governativi nella nuova capitale amministrativa sarà posticipato al 2021.

Il Grand Egyptian Museum occupa un’area di 400mila metri quadri e custodirà 50mila reperti, di cui oltre 5.300 pezzi del tesoro degli arredi funerari del re bambino Tutankhamon, con una previsione di 5 milioni di visitatori l’anno.

Oggi però la priorità, come ha sottolineato lo stesso presidente, è garantire la sicurezza dei lavoratori e di conseguenza i lavori non possono proseguire regolarmente.

Tramite Facebook, Abdel Fattah Al-Sisi ha inviato un messaggio di solidarietà e condivisione con i governi e i leader mondiali che stanno affrontando la pandemia. «Questa avversità è arrivata a ricordarci l’importanza dello spirito di cooperazione e unità e ci chiede di riunirci, essere responsabili, ottimisti e pazienti», scrive il presidente dell’Egitto.

Fonte: lagenziadiviaggi.it

Ci sarà presto un nuovo, sorprendete grattacielo a Dubai.

Si chiamerà Wasl Tower, sarà alto 302 metri e verrà aperto nell’agosto 2021, disegnato dallo studio van Berkel. Il nuovo edificio, il cui costo stimato è di 400 milioni di dollari, avrà una forma non lineare ma torta e asimmetrica e soprattutto presenterà la facciata in ceramica più alta del mondo, composta da materiali a base di argilla, con un rivestimento sovrapposto di piastrelle a forma di pinna.

La scelta, oltre che con questioni estetiche, ha a che fare con ragioni di efficienza energetica e comfort, poiché la ceramica, che fornisce ombra dal forte calore di Dubai, riduce la necessità di aria condizionata. Non solo: la ceramica offre anche vantaggi all’esterno dell’edificio, poiché mentre le facciate in vetro riflettono i carichi di calore nell’area circostante, con effetti terribili in termini di temperatura percepita, la pietra ceramica lo assorbe.

Fonte: it.businessinsider.com

L’”Isola degli Dei”, dove i colori sono tanto accesi da illuminare il cuore.

Questo è uno dei tanti nomi di Bali, la destinazione più turistica ma anche più amata dell’Indonesia, che non accenna a perdere smalto nei sogni dei viaggiatori che ogni anno aspettano di raggiungerla.

Onde imponenti e spiagge fantastiche, ma quello che secondo gli stessi balinesi rende questo tratto di terra tropicale assolutamente perfetto, è la capacità di regalare sempre nuovi paesaggi e ogni volta affascinanti. Bali, infatti, è un tripudio di foreste verdeggianti, risaie e vulcani attivi ma anche di vita notturna inebriante al sud e di baie tranquille al nord.

Il periodo migliore

Tra giugno e settembre le temperature sono elevate, ma le precipitazioni sono molto scarse e l’aria leggermente più fresca. Tra novembre e maggio, invece, il caldo si fa sentire e, oltre alle piogge, potrebbero anche formarsi dei cicloni tropicali che guasterebbero ulteriormente le condizioni meteo.

Perché innamorarsi di Bali

Cosa fare a Bali è una delle prime domande che si pongono i turisti con un biglietto in mano e tanta voglia di scoprire una meta tanto lontana quanto indimenticabile. I siti che si possono visitare sono tantissimi e, oltre all’aspetto paesaggistico, molto interessante è quello della spiritualità con la presenza di diversi templi carichi di decori e colori.

Il Sud

Chi sceglie il sud non resterà indifferente di fronte alle sue chilometriche spiagge e alla spumeggiante capitale Denpasar dove si concentrano gli arrivi da tutto il mondo. Qui si trovano anche giganteschi centri turistici come Kuta, Sanur e la penisola di Bukit Badung. Kuta e Legian in particolare sono il risultato di un riuscitissimo passaparola. Due ex villaggi per pescatori, dunque, che attualmente sono due centri super vacanzieri del sud-est asiatico. Altro luogo particolarmente gettonato è la Foresta delle scimmie di Sangeh, dove in moltissimi giungono per fare amicizia con i curiosi abitanti abituati alla presenza dell’uomo. Intorno si trovano diversi alberi di noce moscata considerati sacri e, dal XVII secolo non manca un grazioso tempi dedicato al dio Vishnu. Sempidi, Lukluk e Kapal sono famosi per la bellezza dei loro templi, mentre Tabanan è una città carica di piccoli negozi cinesi e un vivace mercato. In più, una visita la merita il Museo Subak, dove si trovano tutte le informazioni sul tema “coltivazione del riso”. E poi c’è Sanur, il cui simbolo è il Grand Bali Beach Hotel, l’unico grattacielo locale e vanta una località balneare che ricorda molto i panorami europei.

Il Centro e il Nord

Nella sua parte centrale c’è sicuramente Ubud che un tempo era un idilliaco angolo di pace per coloro che volevano conoscere l’arte e le tradizioni balinesi e oggi è meta di un turismo incontrollato. Interessanti, sempre nei dintorni sono Gunung Kawi (le tombe dei re), tra i più antichi monumenti rupestri locali e Pejeng che è ricca di ritrovamenti archeologici. Al Nord, una puntatina la merita sicuramente Singaraja/Buleleng con le sue ridenti case in stile coloniale olandese e i suoi ariosi viali alberati. Il porto di Buleleng è già famoso da secoli per lo scambio navale internazionale.

I templi più belli

In tutto il territorio sono numerosi i templi buddhisti e indù che lasciano letteralmente senza fiato. Ecco i più belli:

Il Tempio Tanah Lot: si trova su un’isola di roccia sulla costa orientale, nell’area di Tabanan, ma è inaccessibile e si può solo osservare da lontano.

Il Tempio Uluwatu, sorge nella penisola di Bukit su una scogliera a strapiombo sul mare. A 75 metri sul mare di Giava è molto particolare e il suo scopo è stato sempre quello di proteggere l’isola dagli spiriti maligni e fu anche dimora del pellegrino Danghyang Dwijendra, che qui trascorse gli ultimi giorni della sua vita.

Tre luoghi a cui non potrai dire di no

Il Parco delle Farfalle: nella zona di Tabanan si possono ammirare centinaia di esemplari di farfalle e insetti tipici della zona, con mostre a tema.

Le Risaie di Tegallalang sono un vero spettacolo di verdi campi terrazzati sulle colline da non perdere.

I Giardini acquatici Tirta Gangga sono immersi nella natura e sono stati realizzati nel 1948 dall’ultimo re dei Karangasem. Bellissimo lo stagno decorato con molte statue di guardiani, dove nuotano le carpe.

Fonte: ilmessaggero.it

LA NUOVA ENORME CAPITALE D’EGITTO

6 Apr 2020 In: Egitto

Ospiterà sei milioni e mezzo di persone e non ha ancora un nome: i lavori procedono tra molte critiche e perplessità

L’Egitto avrà presto una nuova capitale amministrativa e finanziaria dove verranno trasferiti i principali ministeri e uffici governativi, la sede del Parlamento e le ambasciate straniere. La sua costruzione, annunciata nel 2015, è iniziata nel 2016, sta procedendo a ritmo costante e nei prossimi mesi è prevista la conclusione della prima fase del progetto. La nuova città, che non ha ancora un nome e che in molti hanno definito “faraonica”, è stata voluta dal presidente al Sisi, che ha già realizzato enormi e costosi progetti come l’ampliamento del Canale di Suez.

La nuova capitale si trova tra il Nilo e il Mar Rosso, circa quaranta chilometri a est del Cairo, in una zona desertica in gran parte sottosviluppata. Si estenderà per circa 730 chilometri quadrati, circa quattro volte Milano, e quando sarà completa sarà in grado di ospitare sei milioni e mezzo di abitanti. Avrà 650 chilometri di strade, un aeroporto internazionale, 1.200 moschee e chiese, più di 500 ospedali e cliniche, 21 zone residenziali, un parco più grande di Central Park, un fiume artificiale, più di venti grattacieli, tra cui uno alto quasi 400 metri, e molto altro ancora. Nella zona centrale sono stati previsti i palazzi dei ministeri e il Parlamento, che sarà tre volte più grande di quello attuale. Poco lontano sono invece in costruzione la futura residenza del presidente al Sisi e il quartiere diplomatico.

L’interesse del presidente al Sisi nel progetto deriva da diverse motivazioni. Il Cairo conta oltre 20 milioni di abitanti e ha servizi e infrastrutture inadeguate. L’Egitto, in generale, ha appena superato la soglia di 100 milioni di abitanti, la maggior parte dei quali vive nella valle e nel delta del Nilo, area che rappresenta circa l’8 per cento del territorio nazionale. Due egiziani su tre hanno meno di 30 anni e si pensa che il Paese supererà i 150 milioni di abitanti nel 2050: ogni anno ci sono 2,5 milioni di abitanti in più e milioni di giovani che entrano nel mercato del lavoro. Più volte al Sisi ha parlato del problema demografico, dicendo che, con il terrorismo, è la sfida più grande che l’Egitto si trova ad affrontare. La scelta di spostare il centro del potere verso est è poi motivata dalla volontà di un avvicinamento al canale di Suez ma anche alla penisola del Sinai, politicamente instabile.

I tempi previsti per la realizzazione dell’intero progetto non sono stati resi pubblici. Entro i prossimi mesi, però, la prima fase – che comprenderà solo un terzo del perimetro complessivo della città – dovrebbe essere completata e 54 mila funzionari saranno trasferiti nel nuovo distretto amministrativo. A oggi la costruzione dei ministeri è molto avanzata, il Parlamento è completato al 60 per cento e il palazzo presidenziale al 50. Nel frattempo, nel gennaio del 2019 sono state inaugurate la più grande moschea del Paese e la più grande Basilica cristiana di tutto il Medio Oriente dedicata alla Natività di Cristo. A entrambe le cerimonie ha partecipato il presidente al Sisi, accompagnato da varie personalità.

Nemmeno sui costi complessivi della nuova capitale ci sono molte notizie. Il colonnello Khaled el Husseini, portavoce dell’Agenzia per lo sviluppo urbano della capitale amministrativa (ACUD), sostiene che non si faranno debiti: «L’intero progetto sarà autofinanziato attraverso la vendita di terreni pubblici a sviluppatori privati». Il colonnello dice anche che contribuiranno al finanziamento anche la vendita di terreni e palazzi nel centro del Cairo lasciati liberi a causa del trasferimento dei ministeri. Sono comunque coinvolte società degli stati del Golfo e la società di costruzioni cinese Cscec, responsabile in particolare dell’esecuzione del distretto finanziario.

«È vero che il modello finanziario della nuova capitale non dipende dal bilancio statale, ma non si sa molto sui conti della società che lo gestisce, di proprietà del ministero della Difesa (51 per cento, il cui bilancio è segreto, ndr) e del ministero dei Servizi pubblici», ha spiegato a El Paìs Amro Adly, professore di scienze politiche presso l’Università del Cairo. Il problema, ha poi spiegato, è che il progetto potrebbe attirare «molte risorse a breve termine con un’incerta promessa di guadagni futuri».

Nel progetto del quartiere diplomatico sono state incluse aree riservate a Stati Uniti, Cina o Brasile, ma gli alti prezzi richiesti e l’alto valore immobiliare hanno già portato molti paesi dell’UE, scrive El Paìs, a non aver ancora deciso se trasferire o no le proprie ambasciate nella nuova capitale. Il prezzo degli appartamenti sarà compreso tra 50mila e 100mila euro, irraggiungibile per la maggior parte degli egiziani, i cui stipendi medi mensili vanno dai 200 a 300 euro. La megalomania del progetto, hanno osservato in molti, contrasta con la miseria di oltre un terzo della popolazione che, secondo i dati della Banca mondiale, sopravvive con due dollari al giorno. Sarebbe insomma stato pensato per i più ricchi, e sottrarrebbe risorse necessarie per lo sviluppo e il benessere sociale del Paese.

Fonte: ilpost.it

EL JADIDA: IL FORNO DELLA COMUNITÀ

6 Apr 2020 In: Marocco

Assapora pane e pesce appena sfornati da un forno di una antica fortezza portoghese.

A solo un’ora e 20 minuti di auto a sud di Casablanca, in Marocco, la città portuale di El Jadida è adagiata tranquillamente sulla costa atlantica. L’antica fortezza portoghese è stata rinnovata dai marocchini per soddisfare le loro esigenze, tra cui la cottura nel forno comune.

Costruita dai portoghesi all’inizio del XVI secolo, questa ex colonia fortificata (originariamente conosciuta come Mazagan) offriva un punto di sosta per i commercianti di spezie in rotta verso l’India. Sebbene il Portogallo abbandonò la fortezza nel 1769, la città rimase vuota fino alla metà del secolo successivo, quando il sultano ne ordinò la riabilitazione. Musulmani, ebrei e cristiani hanno riproposto la zona come centro commerciale multiculturale. La ribattezzarono El Jadida, o “Il nuovo”.

Una delle nuove offerte di El Jadida per la comunità era il suo grande forno. Nella società tradizionale marocchina, i forni per comunità sono parte integrante dei quartieri. Sebbene la maggior parte delle case disponga di forni, gli abitanti locali preferiscono che la cottura al forno, in particolare pane di grandi dimensioni, venga fatta da un addetto al forno della comunità. Oggi i pescatori, i fornai e le casalinghe di El Jadida portano pasta all’uovo, pizze, carne e pesce fresco nell’antica fortezza portoghese. Lì, un simpatico operatore inforna ogni piatto che attende la cottura.

Dall’interno delle pareti sabbiose della fortezza, il fumo fuoriesce dal forno a legna e la vista sull’oceano è placida e calma. Senza alcun segno di marinai portoghesi o navi mercantili in vista, l’unico residuo del passato di El Jadida è l’odore delle spezie che si diffondono nell’aria salmastra.

El Jadida è una delle recenti località del Marocco aggiunte all’elenco dei siti patrimonio mondiale dell’UNESCO. La fortezza presenta anche una cisterna in cui è stata girata una scena del film Otello di Orson Welles.

Fonte: atlasobscura.com

Un set abbandonato del film “Popeye” – Braccio di Ferro – del 1980, rivendicato e riproposto come parco tematico dagli abitanti del posto

Il set del film Popeye – Braccio di Ferro – di Robert Altman, girato a Mellieha, Malta, non è mai stato completamente smantellato e rimane sull’isola come una sorta di reliquia. Il film live action statunitense, basato sul popolare fumetto e personaggio dell’animazione, un marinaio amante degli spinaci, ha segnato il debutto cinematografico di Robin Williams nel ruolo principale.

Sono state costruite oltre 20 strutture in legno con tronchi d’albero importati dall’Olanda e scandole di legno portate dal Canada. Otto tonnellate di chiodi e 250 galloni di vernice sono stati usati per costruire il set, e un frangiflutti è stato costruito per proteggere l’area delle riprese dalle mareggiate.

Il film stesso è stato una bomba di incassi al botteghino. Ma piuttosto che abbattere il set o lasciarlo abbandonato, gli isolani lo videro per quello che era: un parco a tema pre-costruito. Alla fine hanno rilevato il set abbandonato, hanno assunto attori ed è nato il Popeye Village – il villaggio di Braccio di Ferro.

Gite in barca e alcune parti del villaggio non sono aperte durante la bassa stagione o quando il tempo è brutto. Anche i biglietti d’ingresso e i prezzi di pacchetti speciali variano in base alla stagione

Fonte: www.atlasobscura.com

Il documento del 1838 dal “valore incalcolabile” recuperato in Brasile. Si tratta di testimonianze storiche del periodo Inca fino all’arrivo degli spagnoli nel XVI secolo

Dopo 140 il Perù ritrova il prezioso manoscritto del XIX secolo contenente le memorie di antichi governanti Inca. Ne dà notizia il Canal N della tv peruviana mostrando il documento scomparso durante l’occupazione cilena di Lima nella Guerra del Pacifico (1879-1884). Il testo, intitolato Ricordi della monarchia peruviana o ritratto della storia degli Inca, era stato scritto nel decennio del 1830 da Justo Apu Sahuaraura Inca (1775-1853), discendente per linea materna dall’imperatore Inca, Huayna Cßpac (1493-1525) e dal principe Cristóbal Paullo Inca (1518-1549).

“Il valore di questo manoscritto datato 1838 è incalcolabile”, ha assicurato Gerardo Trillo, direttore del dipartimento Protezione delle collezioni della Biblioteca nazionale, presentando il prezioso documento ritrovato in Brasile.

Per la sua redazione Sahuaraura, che si definiva “ultimo discendente della stirpe imperiale degli Inca”, aveva potuto consultare documenti – oggi perduti – con cui aveva ricostruito il periodo Inca fino all’arrivo degli spagnoli nel XVI secolo. Il testo contiene informazioni sull’Inca Garcilaso de la Vega, il primo intellettuale meticcio d’America (1539-1616), oltre a racconti dell’ingresso degli spagnoli a Cusco, capitale dell’Impero Inca, nel sud-est del Perù. Inoltre include una cronologia incaica e altre informazioni storiche dell’epoca.

Fonte: repubblica.it

SARAGOZZA: ARTE, STORIA E GASTRONOMIA!

4 Apr 2020 In: Spagna

Saragozza, una delle principali città della Spagna. Il capoluogo dell’Aragona sorge sulle rive del fiume Ebro, a metà strada tra Madrid e Barcellona. Ci sono numerosi motivi per scoprire questa città aperta e ospitale.

2000 anni di storia. L’impressionante patrimonio monumentale disseminato per le strade è retaggio di romani, musulmani, ebrei e cristiani, che qui hanno lasciato la loro impronta: vestigia romane come il Circo, il palazzo dell’Aljafería, chiese in stile mudejar iscritte nell’elenco del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, gioielli del barocco come la Basilica del Pilar, l’opera geniale di Francisco de Goya, ma anche il moderno spazio espositivo dell’Expo 2008. Se ami l’arte, Saragozza è la meta perfetta.

Basilica di Nuestra Señora del Pilar

Svago: varietà di proposte. Teatri, cinema, esposizioni, concerti, festival, fiere… Saragozza offre un’agenda spettacolare durante tutto l’anno. La vita culturale è molto intensa. Si può toccare con mano per le strade, o sui palcoscenici dell’Auditorium, del Teatro Principal e del Palazzo dei Congressi d’Aragona. In questa città trovano rappresentazione tutte le tendenze artistiche.

Gastronomia deliziosa. È possibile assaggiare i piatti tipici della regione e partecipare a una delle grandi tradizioni della città: la degustazione di tapas, piccole creazioni gastronomiche per deliziare il palato dei visitatori.

Museo del Foro di Caesaraugusta

Una città ideale per lo shopping. Saragozza dispone di un’ampia offerta commerciale, in grado di soddisfare tutti i gusti: dalle zone pedonali ai grandi centri commerciali, senza tralasciare i mercatini all’aperto. Una passeggiata per le sue strade consente di apprezzarne la vivacità e la vitalità.

Vita notturna. Vivere la notte di Saragozza. Bar, discoteche, pub e locali all’aperto restano aperti fino alle prime luci dell’alba. Il divertimento è garantito in una città dove le notti sono ricche di fascino durante tutto l’anno: perché non verificarlo di persona, visitando le zone della vita notturna? Sarà poi difficile farne a meno.

Spirito festivo. Saragozza è una città sempre pronta a far festa. Ne è un esempio la tradizionale Settimana Santa, con processioni che attraggono più di centomila visitatori ogni anno, ma la festa che supera tutte le altre è quella del Pilar, nel mese di ottobre. Un invito a partecipare a eventi che riempiono le strade di allegria e movimento: corse di vitelli nell’arena, concerti, sport, processioni religiose, folclore regionale…

Festa del Pilar

Il lusso della passeggiata. Passeggiare per Saragozza è una vera tradizione, un lusso alla portata di tutti. Indossando abiti comodi, è possibile percorrere le strade a breve distanza l’una dall’altra, mentre i viali alberati, le ampie vie e le zone pedonali sono un continuo invito a passeggiare. Questo è oltretutto il modo migliore per ammirarne il patrimonio monumentale.

Itinerari ed escursioni nei dintorni. Vale la pena scoprire i dintorni di Saragozza, ricchi di paesaggi, paesi, stabilimenti termali, itinerari culturali e natura: da Fuendetodos, paese natale del geniale pittore Francisco de Goya, a Calatayud, dove si trova l’oasi naturale del Monastero di Piedra. Oppure si può optare per l’itinerario del Moncayo, il rilievo principale della provincia, a pochi chilometri da Tarazona, città mudejar ricca d’arte. Si consiglia anche di visitare la zona di Cinco Villas, dall’aspetto medievale. Queste sono alcune delle possibili escursioni, a meno di un’ora e mezzo di viaggio, che ti sorprenderanno.

Ponte del Terzo Millennio

Fonte: spain.info/it

IL MAROCCO DA FILM!

3 Apr 2020 In: Marocco

Il Marocco da film: viaggio nelle location delle pellicole più famose

La sabbia dorata del deserto e le tradizioni millenarie sono da sempre un richiamo irresistibile per le troupe internazionali che scelgono come location di pellicole importanti luoghi come la Giordania o la Tunisia. Da tempo, ormai, anche Dubai ha ritagliato il suo posto in prima fila nei lungometraggi di successo. Il Marocco, però, si candida a diventare la meta preferita da attori e registi che sognano di raccontare una storia con la magia di tramonti con vista su carovane di cammelli e tazze di tè caldo a due passi dalle dune. Saranno i costi diventati più ragionevoli o l’infinità di sfondi possibili, ma il fenomeno è in continuo aumento anche se, in verità, le sue meravigliose città sono state scoperte e utilizzate per i più bei ciak sin dagli anni Trenta.

Film e colossal girati in Marocco
 

  • Aspettando il re: il regista tedesco Tom Tykwer, per “A Hologram for the King” (il titolo originale) ha scelto questo Paese e l’Egitto. La trama racconta di un uomo d’affari che arriva in Arabia Saudita per proporre al capo supremo un progetto innovativo da costruire nel deserto, ma incontrarlo si rivelerà più complicato del previsto.
  • Spectre: una delle avventure più amate di 007 con Daniel Craig come protagonista e Sam Mendes come regista ha avuto una produzione girovaga. Dalle Alpi austriache, infatti, le macchine da presa si sono accese a Roma, fino ad arrivare proprio in Marocco (Tangeri, Erfoud e Ouijda)
  • La regina del deserto: la bellissima Nicole Kidman calca il territorio di Merzouga insieme a oltre 50 attori, 1.500 comparse e 65 tecnici marocchini.
  • Mission Impossible 5: Tom Cruise interpreta ancora una volta l’agente Ethan Hunt e i luoghi scelti per le riprese sono stati Agadir, Marrakech e Rabat. Molte immagini sono state effettuate in particolare sulla Marrakech Highway e al Marrakech Stadium.
  • Exodus: Dei e Re: il film dal sapore biblico di Ridley Scott è ispirato alla storia di Mosè  ed è girato a Ouarzazate.  

Le pellicole mitiche realizzate in Marocco
 
Sono davvero tante. Qualche esempio? L’uomo che sapeva troppo di Alfred Hitchcock, Il Gladiatore, Lawrence D’Arabia e Alexander.

Fonte: ilmessaggero.it

Luca Manchi lancia l’idea di un tavolo comune con le associazioni di categoria per rivedere le regole del gioco, ora basate su un concetto economico che non esiste più

Un tavolo comune per ridiscutere i contratti nel mondo del turismo. È questo il suggerimento lanciato da Luca Manchi, titolare di Karisma Travelnet, alle associazioni di categoria. Il manager ha deciso di dare voce al suo pensiero con un post, per smuovere le acque, per lanciare la sua idea. Lo abbiamo raggiunto al telefono per avere maggiori dettagli.

Il concetto da cui parte è chiaro: “Bisogna cambiare le regole del gioco, il mondo non sarà più lo stesso – afferma a Guida Viaggi -, bisogna riscrivere i contratti. L’esperienza che stiamo vivendo adesso si potrà riproporre in futuro, in epoche diverse, ecco perché adesso non possiamo più accettare le condizioni che sono basate su un mondo che non esiste più. Il turismo ora è fermo, i Paesi sono chiusi, le compagnie a terra, è una situazione fuori da ogni immaginazione. E i contratti vanno riscritti assieme”, ribadisce il manager. Da qui l’idea del post in cui Manchi suggerisce alcuni di quelli che dovranno essere i punti su cui dovranno essere basati i contratti futuri, “se non verranno inseriti, non li firmeremo”. È questo il nuovo punto di partenza.

“Invito tutte le associazioni di categoria a voler considerare che a breve, quando torneremo a lavorare, nulla potrà essere come prima – scrive -. Vi invito a fare un tavolo comune e concordare con i principali fornitori alcune questioni di fondamentale importanza affinché non ci troviamo spiazzati la prossima volta che accadrà un evento del genere e spero proprio che tutte le agenzie di viaggi, anche quelle che non aderiscono ad alcuna associazione, ma comunque beneficiano di quello che le associazioni fanno, siano uniti nel rispettare eventuali azioni da intraprendere. Ne suggerisco alcune, ma vi prego di scrivere quello che può essere, a vostro parere, importante rinegoziare”.

Le nuove regole

Le nuove regole del gioco dovranno tenere conto di questi aspetti. “Basta con tariffe no refundable si possono trattare delle penali, ma via questo orrendo paletto che è un vero e proprio boomerang altrimenti non vendiamo più i servizi di chi non si adegua e questo vale per compagnie aeree, alberghi e tour operator”.

Il secondo punto è “la possibilità di cambio nomi anche se con una piccola penale di massimo 50 euro. Questo perché ci si potrebbe trovare nelle condizioni di non avere più ferie e/o soldi per partire e si può cedere a terzi la propria prenotazione”.

Il terzo punto suggerito è che, “se si prefigura una situazione che in base al contratto di viaggio non permette di godere la vacanza (deciso di comune accordo dalle associazioni ad esempio) a prescindere dallo sconsiglio o no della Farnesina libertà di cancellare senza alcuna penale”.

Infine, “basta con anticipi per gruppi al di fuori del 10% e in caso di prepagamento al massimo 15 giorni prima dell’arrivo in albergo o della partenza del volo. Chiaramente sono suggerimenti da sistemare, discutere, articolare che le nostre associazioni sanno fare molto bene insieme ai loro legali, ma è fondamentale che i contratti siano anche a nostro favore altrimenti nessuno dovrà più firmarli… saremo capaci di imporre anche le nostre regole?”, si domanda il manager.

La situazione attuale vede “il 90% dei voli cancellati sull’Italia, dovranno essere rimessi in piedi, ma come?”. In partenza ci dovremo attendere un ridimensionamento, osserva il manager. “Vanno riscritte le regole, dietro quelle attuali si nasconde un concetto economico che è morto”.

Il tavolo comune

L’idea di Manchi è quindi quella di veder realizzato un tavolo comune tra le associazioni di categoria, dove ognuna, in base alla propria inclinazione caratteriale, se così si può dire, porta avanti un filone del discorso. A dirigere il tutto la figura di un coordinatore delle parti, “deve essere una persona carismatica”, afferma Manchi, eletta all’interno, ma può essere anche “un garante esterno”. Una visione utopistica? Forse… si vedrà. Intanto l’idea è stata lanciata al comparto associativo, che si è detto ad una prima battuta disponibile, resta il timore che una volta ripartito il tutto ci si faccia travolgere dalla ripresa e l’idea dell’agire coordinati si possa perdere per strada.

Fonte: guidaviaggi.it – Stefania Vicini


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