PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI OMAGGIA CARLO RAMBALDI, IL GENIO CREATIVO ITALIANO CHE RESE GLI EFFETTI SPECIALI VERI E PROPRI PROTAGONISTI DEL MONDO CINEMATOGRAFICO. FINO AL 6 GENNAIO 2020 IL SECONDO PIANO DEL MUSEO SARÀ ANIMATO DA OLTRE CENTO OPERE PROVENIENTI DALL’ARCHIVIO DI RAMBALDI, SEGNANDO UN FIL ROUGE NELLA STORIA DEL CINEMA ITALIANO E INTERNAZIONALE CHE PARTE DAGLI ANNI SESSANTA ARRIVANDO SINO AI GIORNI NOSTRI.

Carlo Rambaldi. Disegno di E.T.

Il cinema e i suoi trucchi si raccontano attraverso una mostra fuori dagli schemi. “Un archivio”, come lo definisce il curatore Claudio Libero Pisano, dove opere, bozzetti e documenti danno lustro a Carlo Rambaldi (Vigarano Mainarda, 1925 – Lamezia Terme, 2012) e al suo fantastico mondo che oscillava tra l’onirico e il tangibile. L’artista ha avuto la fortuna di lavorare con grandi registi, come Mario Monicelli, Pier Paolo Pasolini, Marco Ferreri, Dario Argento, Steven Spielberg, John Guillermin e Ridley Scott, per citarne solo alcuni. Tra le opere in mostra ritroviamo la famosa mano di King Kong (1976) – con la quale vinse l’Oscar a Hollywood, usata per le riprese ravvicinate ‒, la prima versione del personaggio di Alien (1979) nonché il primo burattino animato, Pinocchio.

Carlo Rambaldi. Disegno di King Kong

PAROLA AL CURATORE

Rambaldi fu fondamentale perché creò la meccatronica – chiamata anche animatronica ‒ che consentiva, dal punto di vista ingegneristico, una movimentazione di queste creature che nessuno era riuscito a realizzare”, ci spiega il curatore. “Quest’ultima, associata a una capacità estetica, creava una verosimiglianza di queste creature. Quest’invenzione la portò a Hollywood, perfezionandola negli anni, pur rimanendo di base sempre la stessa. Qui in mostra, per esempio, abbiamo il primo brevetto che lui prese il 17 marzo del ’56 per l’‘animazione elettromeccanica per pupazzi’. Da quel dì non ha mai spesso di migliorarsi”. Rambaldi, inoltre, ribaltò la percezione dell’alieno che da ostile, dapprima in Alien, si mitiga in Incontri ravvicinati del terzo tipo, per passare infine a un piano umano ed empatico con E.T. (1982), caratterizzato da una componente strutturale necessaria a generare un contatto vero e proprio con l’altro, nella fattispecie un abbraccio.

Carlo Rambaldi con il cast di E.T. dopo la vittoria dell’Oscar
Carlo Rambaldi. Studio con proporzioni e movimenti di E.T.

MAKINARIUM, LA NUOVA FRONTIERA DEGLI EFFETTI SPECIALI

A conclusione della mostra c’è un immaginario “passaggio del testimone” che Rambaldi cede alle nuove generazioni. Verso la fine degli Anni Ottanta, il digitale ebbe un successo esponenziale, investendo diversi ambiti, primo fra tutti quello cinematografico. Nonostante le enormi potenzialità, si è notato che l’ingegno meccanico che aveva reso umani e reali le creature fantastiche di Rambaldi non poteva essere sostituito. A raccoglierne l’eredità, infatti, è proprio MAKINARIUM, la giovane factory nata nel 2015, autrice di importanti restauri di alcune opere in mostra. “Quindi tutte le nuove generazioni, come MAKINARIUM, che è una delle migliori testimonianze, recuperano l’animatronica di Rambaldi associandola alle potenzialità del digitale. Il famoso drago de ‘Il racconto dei racconti’ di Garrone, con il quale vinsero il David di Donatello per gli effetti speciali, è un pupazzo realizzato esattamente come Rambaldi creò E.T., King Kong e altri”, conclude Claudio Libero Pisano.

Carlo Rambaldi. Disegno di E.T.
MAKINARIUM. Disegno di Sea Dragon
La meccanica dei mostri. Da Carlo Rambaldi a Makinarium
La meccanica dei mostri. Da Carlo Rambaldi a Makinarium
MAKINARIUM

Fonte: artribune.com ‒ Valentina Muzi