Il fotografo italiano Sergio Pitamitz è riuscito ad immortalare una zebra dalle strisce di un colore dorato e pallido, affetta probabilmente da un albinismo parziale, una condizione ancora poco studiata.

Una zebra estremamente rara con albinismo parziale, attraversa la savana nel Parco Nazionale del Serengeti. Un piccolo numero di zebre con questa condizione vive in cattività, ma questo avvistamento conferma che almeno una zebra “dorata” vive anche in natura.

Lo scorso 17 febbraio nei pressi di una pozza d’acqua in una quieta vallata del Serengeti National Park, in Tanzania, il fotografo italiano Sergio Pitamitz sperava di poter scattare delle immagini della migrazione delle zebre. Tra le decine di animali che si muovevano lentamente nella radura ha notato qualcosa di inusuale: una macchia chiara.

“All’inizio pensavo si trattasse di una zebra che si era rotolata nella polvere”, dice Pitamitz. Ma quando ha visto l’animale immergersi nell’acqua per bere ha fatto caso che la polvere non se ne andava. Ha quindi iniziato a scattare in preda all’eccitazione.

La zebra dal colore dorato probabilmente è affetta da un albinismo parziale, una condizione osservata raramente in questi animali, secondo quanto confermano diversi scienziati, compreso Greg Barsh, un genetista dell’HudsonAlpha Institute for Biotechnology.

Albinismo parziale significa che l’animale possiede un significativo quantitativo di melanina in meno rispetto alla media. La conseguenza è che le strisce appaiono più pallide.

“Non sappiamo nulla dell’albinismo nelle zebre, spiega Barsh via email. Scoprire questi animali è talmente raro che si ha avuta la certezza della loro esistenza solo grazie ad esemplari in cattività”.

Le foto di Pitamitz “confermano che gli individui con questa particolarità sono in grado di sopravvivere in natura e che sono accettati dalle altre zebre”, dice Barsh.

La zebra dall’aspetto unico sembra essere accettata dai suoi compagni. Le zebre si riconoscono per lo più dal suono e dall’odore: gli esperti dicono che non sorprende che una zebra dorata si adatti normalmente.

Ren Larison, un biologo della University of California, Los Angeles, che ha ricevuto un finanziamento dalla National Geographic Society, sottolinea che le zebre “bionde” presso la riserva privata di Mount Kenya si comportano da “stalloni all’interno di un harem”.

Se la loro accettazione sociale non è quindi in discussione, Barsh e Larison sostengono che sia possibile che questi animali parzialmente albini possano dover affrontare dei problemi quando si tratta di difendersi dalle insidie. L’esatta funzione delle strisce del loro mantello non è ancora chiara e non ci sono certezze che abbiano una funzione mimetica, ma è provato che servano a tenere a distanza le mosche capaci di pungere.

Secondo Tim Caro, un ecologo della University of California, Davis, che si è occupato approfonditamente della relazione tra le punture delle mosche e le strisce delle zebre, è possibile che una colorazione più sbiadita abbia una capacità di deterrenza inferiore rispetto a quelle più scure.

Anche se non è chiaro esattamente come le strisce scure siano in grado di tenere alla larga le mosche, il fatto che esistano così poche zebre “bionde” sembra indicare che questa caratteristica porti con sé degli svantaggi, dice Caro.

Per Sergio Pitamitz, le cui foto hanno aiutato a comprendere meglio l’albinismo nelle zebre che vivono in natura, fotografare questo individuo “biondo” è stato come vincere alla lotteria per una seconda volta. Due anni fa era riuscito infatti a fotografare un raro serval nero in Kenya.

Fonte: Nationalgeographic.it – Natasha Daly