Non solo Dubai. Anche New York vuole il suo primato e lo fa con una spettacolare terrazza trasparente per vedere non solo la città, ma anche quello che c’è sotto ai nostri piedi.

Bastano appena 60 secondi per arrivare al 100esimo piano e ritrovarsi sul ponte a cielo aperto più alto del mondo. L’11 marzo aprirà a New York “The Edge”, un emozionante pavimento di vetro a 344 metri di altezza che forma un grande terrazzo di 700 metri quadrati con una vista a 360 gradi su Manhattan e sul fiume Hudson.

Un’esperienza da brividi visto che lo sky deck esterno è realizzato con pannelli di vetro senza cornice, coraggiosamente inclinati verso l’esterno. Quindi non adatto a chi soffre di vertigini!

Saranno quindici i differenti punti di osservazione, dalla scalinata alle varie balconate, fino alla punta più estrema da cui affacciarsi per un panorama da brivido. Per i più impavidi poi, sull’estremità della terrazza il pavimento è in vetro, per vedere tutta la città sotto i propri piedi.

E per concludere la serata basta salire al piano superiore dove si troverà Peak; il ristorante, il bar, la caffetteria e lo spazio eventi.

The Edge è stato progettato da William Pedersen e Kohn Pedersen Fox Associates (KPF), con gli interni firmati Rockwell Group.

Dove si trova The Edge, la terrazza sospesa sul grattacielo

Hudson Yards è un nuovo complesso di edifici costruito lungo il fiume Hudson. Questa zona nel West Side di Manhattan nasce da una riqualifica di un’area un tempo degradata e inospitale, È qui che si trovano nuove costruzioni tra cui sei grattacieli, un centro d’arte e cultura chiamato Shed e il simbolo della zona, Vessel, una struttura a nido d’ape composta solo da scale connesse tra loro da piattaforme, a metà strada tra una scultura e un punto di osservazione.

I biglietti per The Edge a Hudson Yards New York

Anche se l’apertura di The Edge è prevista a marzo, i biglietti sono già in vendita. Il prezzo va dai 36 dollari fino a 90 dollari se si desidera accompagnare la visita con un bicchiere di champagne o per portarsi a casa un servizio fotografico su misura. La terrazza è aperta tutti i giorni dalle 8 alla mezzanotte, ma i pacchetti base hanno un orario di arrivo.

Fonte: forbes.it di Melania Guarda Ceccoli

L’11 MAGGIO 2020 RICORRONO I 20 ANNI DALL’APERTURA DELLA TATE MODERN: PER L’OCCASIONE, SARANNO IN MOSTRA LE “INFINITY ROOM” DI YAYOI KUSAMA, MA ANCHE IL GIGANTESCO RAGNO “MAMAN” DI LOUISE BOURGEOIS. MA CI SARANNO ANCHE TANTI PERFORMER E PERCORSI SULLA STORIA DEL MUSEO, CON DOCUMENTI PRESI DAGLI ARCHIVI.

Vent’anni e non sentirli. La Tate Modern di Londra raggiunge quest’anno un anniversario molto importante e intende celebrarlo attraverso i suoi artisti migliori, siano essi storicizzati o più giovani. Il giorno del “compleanno” è fissato per l’11 maggio 2020, data ufficiale in cui questo tempio del contemporaneo aprì i suoi battenti, per la prima volta, vent’anni fa. Per l’occasione, il pubblico avrà la rara possibilità di entrare in una delle più grandi installazioni mai realizzate da Yayoi Kusama, ovvero Infinity Mirrored Room – Filled with the Brilliance of Life, già alla Tate Modern nel 2012 in occasione della sua retrospettiva. Accanto, sarà esposto Chandelier of Grief, un altro ambiente composto da lampadari di cristallo rotanti, che crea l’illusione di un ambiente sconfinato. Nella Turbine Hall, invece, sarà collocato Maman, il gigantesco ragno di Louise Bourgeois che fu il primissimo lavoro che i visitatori incontrarono quando la Tate Modern aprì nel 2000.

I VENT’ANNI DELLA TATE MODERN

Grandi autori della storia dell’arte degli ultimi decenni, ma non solo. La Tate Modern rende omaggio ad artisti anche di altre generazioni, attraverso accostamenti inediti. Come Our Labyrinth di Lee Mingwei, che si svolgerà accanto al ragno della Bourgeois: una performance incentrata su una ballerina che spazza silenziosamente i granelli lungo un percorso tortuoso, facendo eco ai temi della domesticità, della fragilità. Altre tre opere performative si svolgeranno durante il giorno: A Life (Black & White) di Nedko Solakov, che vede due operai dipingere le pareti in bianco e nero a turno in un ciclo infinito, Balance of Power di Allora & Calzadilla, che coinvolge tre praticanti di yoga con uniformi militari e Xifópagas Capilares entre Nós di Tunga, che presenta una coppia di gemelli collegati dai capelli intrecciati. Grande attenzione sarà puntata sul racconto della storia della Tate Modern, dalla sua nascita ad oggi: una mostra racchiuderà film, immagini, oggetti e registrazioni presi direttamente dall’archivio del museo. Ci sarà anche la possibilità di ascoltare gratuitamente brevi narrazioni da parte dello staff museale e vedere proiettata al Cinema Starr una selezione di cortometraggi che comprendono interviste agli artisti, visite in studio e documentari sul “making of” delle mostre.

Tate Modern turns 20
11 maggio 2020
Tate Modern
Bankside, London SE1 9TG

Fonte: artribune.com – Giulia Ronchi

Il quartiere ebraico di Fès risale al 15° secolo. Scopriamo la sua storia

Il primo “mellah”, il quartiere ebraico, fu istituita nella città marocchina di Fès nel 1438. I documenti storici suggeriscono che il Mellah, simile a un ghetto europeo, fu costruito per salvaguardare la popolazione ebrea della città in forte crescita, separando la comunità dal resto degli abitanti residenti a Fès, in cambio della lealtà al sultano.

Il Mellah di Fès è stato il primo del suo genere in Marocco. Il nome “mellah”, che divenne il termine standard usato per i quartieri ebraici in tutto il Paese, non si ritiene abbia avuto origini dispregiative; nella sua antica gloria, il Mellah di Fès era descritto come un sito di imponente architettura e serviva a fortificare la popolazione ebraica e a preservarla da eventuali problemi.

Con il tempo, tuttavia, il termine Mellah assunse un significato diverso e fu associata a emarginati e barbari. Nel 1465, un branco di ribelli attaccò la dinastia dei Marinidi, insediata a Fès, uccidendo la maggior parte degli ebrei residenti nel Mellah e sradicando la convivenza di ebrei e musulmani in città.

Dopo la Seconda Guerra Mondiale, la maggior parte degli ebrei rimasti a Fès fuggirono e il Mellah cadde in rovina.

Oggi, il Mellah di Fès è sostenuto dall’UNESCO ed è abitato solo da una piccola popolazione ebraica. Una passeggiata attraverso il Mellah offre un tuffo in un’epoca passata; tra i punti di interesse del Mellah vi è la sinagoga restaurata di Ibn Danan del 17° secolo e un cimitero ebraico con lapidi risalenti a 400 anni fa.

Fonte: atlasobscura.com

La miniera di sale di Wieliczka

Il sale, fin dalla più lontana antichità, ha sempre avuto una fondamentale importanza economica, perché indispensabile alla conservazione dei cibi. Lo sapevano bene gli antichi romani, che probabilmente non a caso fecero sorgere la loro città nei pressi delle antichissime saline del Tevere, costruirono la Via Salaria proprio per agevolare il commercio del sale nella penisola, e riservarono il monopolio del prezioso prodotto allo stato, come già era avvenuto in Siria, Egitto, Bisanzio, e forse Atene, e come fece in seguito anche lo stato italiano, fino al 1975.

Per questo motivo molte saline storiche (la riserva naturale delle saline di Cervia, le Saline Conti Vecchi di Assemini), e antiche miniere di salgemma sono oggi diventate una meta turistica, da visitare sia per il loro valore ambientale – nel caso delle saline – sia come testimonianza di archeologia industriale.

La miniera di sale di Wieliczka, nella Polonia meridionale, assomiglia a un regno sotterraneo costituito da grotte, pozzi, camere e lunghi cunicoli. Iniziò a funzionare in epoca medievale, ed è rimasta attiva fino al 1996. Conosciuta anche come Cattedrale sotterranea del sale della Polonia, la miniera, una delle più antiche del mondo, è patrimonio dell’UNESCO dal 1978.

Il sale grigiastro di Wieliczka fu scoperto nel 13° secolo, quando furono scavati i primi pozzi. La miniera, costituita da nove livelli, arriva ad una profondità di 327 metri, con tunnel che si estendono per quasi 300 chilometri.

In questo mondo sotterraneo ci sono grotte, sale espositive, chiese e cappelle, un lago, e perfino una stazione termale, dove si curano malattie allergiche e respiratorie.

Nel percorso oggi aperto al pubblico, lungo 3,5 chilometri, si possono ammirare molte opere realizzate dai minatori con la roccia e i cristalli di sale nel corso dei secoli.

La cappella del Re Beato, la più grande e spettacolare di tutte, si trova a 101 metri sotto la superficie della terra, e misura 50 metri di lunghezza, 15 di larghezza e 12 di altezza.

Dal 13° secolo fino al 1945 la miniera fu gestita, insieme a quella di Bochnia, da una società di estrazione sali creata dalla corona polacca, la Żupy krakowskie, che rappresentò la maggior fonte di reddito del regno, oltre ad essere una delle più grandi aziende al mondo in questo settore.

Oggi, il castello che ospitava la società è diventata la sede di un Museo –Muzeum Żup Krakowskich Wieliczka– dove si può ammirare una collezione di saliere di diverse epoche, in molti differenti materiali, come legno, argento e vetro.

Dentro la miniera si possono scoprire anche i diversi macchinari che attraverso i secoli hanno consentito di alleggerire il lavoro dei minatori.

Durante la seconda guerra mondiale, i tedeschi occuparono Wieliszka, e diverse migliaia di ebrei internati nei campi di lavoro polacchi furono impiegati nella miniera, che era stata trasformata in una fabbrica di armamenti. L’avanzata sovietica impedì ai tedeschi di iniziare la produzione, e dopo la guerra la miniera riprese la sua normale attività di estrazione del sale.

La miniera è uno dei monumenti storici nazionali ufficiali della Polonia, visitato da oltre un milione di visitatori ogni anno.

Fonte: vanillamagazine.it – Annalisa Lo Monaco

Pattinare sul tetto del mondo

Un grattacielo di Brooklyn ha aperto sul suo tetto una spettacolare pista di pattinaggio con vista sulla Grande Mela. Lo specchio di ghiaccio si trova al 23esimo piano ed è aperto a tutti, non solo agli ospiti del boutique hotel in cui si trova.

La meraviglia ghiacciata sopra lo splendido skyline della città è stata aperta dal The William Vale nel quartiere di Williamsburg: per creare la pista è stato utilizzato il ghiaccio sintetico che offre una maggiore scorrevolezza senza il freddo, l’umidità ma soprattutto senza energia o acqua per la manutenzione.

Una novità, che si è rivelata da subito un successo, spingendo l’hotel a considerare una proroga nell’apertura. Non c’è niente di simile nel quartiere, e l’invidiabile vista sulla skyline di Brooklyn, Queens e Manhattan fa il resto.

Sicuramente sarà aperta per tutto l’inverno, ma la data di chiusura non è stata annunciata e con tutta probabilità potrebbe rimanere aperta anche qualche settimana in primavera, per poi esser smontata e tornare ad essere una piscina.

Per chi teme il freddo, nessun problema. La pista sul tetto è all’aperto. Ma si trova proprio accanto al bar panoramico e a una tenda riscaldata dove tutti i pattinatori potranno rifocillarsi con cioccolata calda e altre prelibatezze.

Fonte: lastampa.it

IMPORTANTE INIZIATIVA DAL TOUR OPERATOR KARISMA TRAVEL

Il comunicato:

Tutti ci auguriamo che questo periodo duri ancora poco e che la gente ritrovi l’animo e la fiducia per prenotare una bella vacanza!

Per aiutare la gente a prenotare senza timori stiamo promuovendo l’iniziativa di cancellazione senza penali fino a 7 giorni prima della partenza.

Questa iniziativa, pubblicata sul nostro sito, riguarda alcune destinazioni tra le più popolari quali Egitto, Marocco, Giordania, Thailandia, Stati Uniti per i tour in italiano. Dobbiamo aiutare la gente a ritrovare la fiducia nel futuro e, aiutando loro, aiutiamo la nostra categoria.

Fonte: karismatravel.eu

Trekking con gli alpaca, paracadutismo sui prati verdi e whale watching nel West Cork: il tuo cuore batterà all’impazzata con queste incredibili avventure sull’isola d’Irlanda

Sappiamo benissimo che ciò che è elettrizzante per una persona potrebbe essere rilassante per un’altra, perciò abbiamo provato alcune avventure da batticuore e altre più tranquille così che tutti possano definirsi avventurieri almeno una volta nella vita! Scegli tra queste otto fantastiche avventure sull’isola d’Irlanda

1. Trekking con l’alpaca a Wicklow

Va bene, il trekking con l’alpaca e l’Irlanda non vengono nominati insieme troppo spesso, ma aspetta di vedere il fantastico paesaggio della contea di Wicklow e capirai di aver fatto l’affare del secolo. Se non hai mai avuto a che fare con uno di questi simpatici e curiosi animali, capirai ben presto il detto “sorridere così tanto fa male”. Durante questa tranquilla escursione, Joe e il suo team ti faranno entrare in confidenza con queste bellezze così potrai ascoltarne i mormorii mentre accarezzi il loro morbidissimo pelo.

2. Un salto tra le torbiere del Connemara

Chi l’avrebbe mai detto che infangarsi da capo a piedi sarebbe stato così divertente? Quest’attività si chiama bog jumping e sull’isola potrai trovare alcuni posti in cui essere completamente libero di scorrazzare tra le torbiere (più fango c’è, meglio è). A Delphi hanno anche una corsa a ostacoli: una volta ricoperto di fango dovrai correre, saltare e aggirare le insidie del percorso. Dicono che sia “entusiasmante e incasinato, ma soprattutto divertentissimo”.

3. Lanciati nel cielo di Offaly con l’Irish Parachute Club

In molti si chiedono perché buttarsi da un aereo perfettamente funzionante, ma a sentire quelli hanno il coraggio di farlo non ci si butta per l’adrenalina ma per la libertà. È una sensazione che va ben oltre la scarica di adrenalina. Dopo una breve formazione, un lancio di coppia sopra l’idillio rurale di Offaly ti vedrà in caduta libera a 200 km orari gestita dal tuo istruttore, il che significa che tu non devi fare altro che goderti il momento.

4. Fai coasteering sulle Mourne Mountains

Per fare coasteering devi nuotare, arrampicarti e tuffarti in mare da scogli altri anche 10 m, naturalmente sotto lo sguardo attento di una guida esperta. Grazie all’estensione delle nostre coste, non mancano i posti in cui cimentarsi in questa attività; questa specifica sessione di coasteering si tiene in un luogo “scolpito dall’attività dei ghiacci durante l’ultima Era Glaciale.” Chi si è tuffato dal Bloody Bridge, ai piedi delle Mournes, racconta che l’entusiasmo ti resta addosso e che le insenature e le rientranze scoperte durante questa attività sono sconosciute al resto del mondo! 

5. Una passeggiata a cavallo su una spiaggia di Cleggan, nella contea di Galway

Immaginati al galoppo lungo la spiaggia, la salsedine sulle labbra e le impronte del tuo cavallo sulla sabbia… Ma per un’escursione a dorso di un pony nel Connemara non serve essere un vero cavallerizzo, ti basterà avere il senso dell’avventura. Le escursioni hanno diverse durate e per i più resistenti è disponibile un percorso tonificante da 2-3 ore, che dal Cleggan Beach Riding Centre porta a Omey Island. In quest’isola che affiora a seconda delle maree è il mare a decidere quando puoi cavalcare, quindi ti consigliamo di prenotare in anticipo. Se invece preferisci guardare, ogni primo fine settimana di agosto si tengono le Omey Races con musica, balli e corse di cavalli: un’attività perfetta per tutti.

6. Scala un faraglione nel Donegal

Per scalare un faraglione devi arrampicarti su una parete rocciosa che si erge dall’Oceano Atlantico. Dovrai anche fare kayak, nuotare, calarti con una corda doppia e con una traversa tirolese alla base delle imponenti scogliere. Ma sotto lo sguardo vigile dell’istruttore di arrampicata Iain Miller, pagaierai tra foche e squali elefante e visiterai il regno di procellarie dei ghiacci, sule e gazze marine, prima di conquistare le isolate torri che s’innalzano dalle onde. Mai fatto prima? Nessun problema, c’è un “piccolo corso progettato per chi non ha mai scalato prima d’ora”. 

7. A spasso per le gole nella contea di Down

Più che una scalata su per una parete rocciosa si tratta di un guado tra pozze d’acqua, all’ombra degli alberi e tra le cascate, in compagnia di istruttori qualificati. Ed è estremamente divertente, specialmente quando realizzi di essere alle pendici delle Cooley Mountains e che stai attraversando una gola lungo il fiume Flurry. Il bello? Essere tutt’uno con alcuni dei più bei paesaggi naturali, circondato dal suono dell’acqua che scorre, è un’esperienza spirituale e al tempo stesso fisicamente impegnativa.

8. Whale watching nel West Cork

Il whale watching richiede pazienza e un pizzico di fortuna. E qui l’ultima abbonda, grazie al grande Oceano Atlantico. È una specie di corsia preferenziale per i cetacei (balene, delfini, focene) che viaggiano da nord a sud e ritorno in cerca di un buon pasto. Com’è avvistarne una? Pádraig Whooley dell’Irish Whale and Dolphin Groups spiega: “Sono poche le esperienze che possono competere con l’emozione di un incontro ravvicinato con una delle più grandi creature del pianeta”.

Fonte: www.ireland.com/it

Il più affascinante percorso nel sottosuolo di Napoli

Napoli Sotterranea è una tappa obbligata a Napoli. Un substrato ricco di storia e legato alla riscoperta di un patrimonio raro, se non unico nel suo genere. Opere di grande ingegneria civile, lasciate a lungo in abbandono e oggi recuperate a nuova vita grazie al sapiente lavoro di Napoli Sotterranea. Bellezze indescrivibili e luoghi suggestivi tutti da scoprire.

Da oltre 30 anni, Napoli Sotterranea offre escursioni nei luoghi più affascinanti e suggestivi del ventre della città. I membri dell’Associazione sono impegnati – senza aver mai ricevuto alcun tipo di finanziamento da parte di istituzioni pubbliche o di enti privati – nel recupero e nella valorizzazione, ai fini della pubblica fruizione, del sottosuolo.

Il loro impegno è legato ad un unico scopo: quello di far conoscere ed amare Napoli. Il risultato è da sempre stato vincente. Chi visita questi luoghi se ne innamora, si emoziona. Napoli Sotterranea ha rappresentato un punto di partenza fondamentale per altre realtà nate in Italia e in Europa grazie alla competenza e alla collaborazione dell’Associazione.

Partecipare all’escursione significa compiere un viaggio nella storia lungo ben 2400 anni, dall’epoca greca a quella moderna, a 40 mt di profondità tra cunicoli e cisterne. Durante l’escursione, oltre ad ammirare i resti dell’antico acquedotto greco-romano e dei rifugi antiaerei della Seconda Guerra Mondiale, si visiteranno il Museo della Guerra, gli Orti Ipogei, la Stazione Sismica “Arianna” e tanto altro ancora. Sarà, infine, possibile visitare gratuitamente i resti dell’antico Teatro greco-romano, accessibili da una proprietà privata.

Si consiglia di indossare scarpe comode e una felpa nei mesi estivi. I percorsi stretti, come i cunicoli, sono assolutamente facoltativi. Scoprire Napoli da un altro punto di vista è una opportunità da non perdere.

Questo è l’unico Percorso Ufficiale Autorizzato di Napoli Sotterranea, e, pertanto l’unico sito nel quale vengono garantiti standard di sicurezza elevati. L’ingresso è nel cuore del centro storico in Piazza San Gaetano n.68

La Storia del sottosuolo napoletano

I primi manufatti di scavi sotterranei risalgono a circa 5.000 anni fa, quasi alla fine dell’era preistorica. Successivamente, nel III secolo a.C., i Greci aprirono le prime cave sotterranee per ricavare i blocchi di tufo necessari per costruire le mura e i templi della loro Neapolis e scavarono in numerosi ambienti per creare una serie di ipogei funerari.  Lo sviluppo imponente del reticolo dei sotterranei iniziò in epoca romana: i romani infatti in epoca augustea dotarono la città di gallerie viarie e soprattutto di una rete di acquedotti complessa, alimentata da condotti sotterranei provenienti dalle sorgenti del Serino, a 70 km di distanza dal centro di Napoli. Altri rami dell’acquedotto di età augustea arrivarono fino a Miseno, per alimentare la Piscina mirabilis, che fu la riserva d’acqua della flotta romana. Larghi quel poco che permetteva il passaggio di un uomo, i cunicoli dell’acquedotto si diramavano in tutte le direzioni, con lo scopo di alimentare fontane ed abitazioni situate in diverse aree della città superiore. A tratti, sulle pareti, si notano ancora tracce dell’intonaco idraulico, utilizzato dagli ingegneri dell’antichità per impermeabilizzare le gallerie. Agli inizi del XVI secolo il vecchio acquedotto e le moltissime cisterne pluviali non riuscivano più a soddisfare il bisogno d’acqua della città che si era estesa a macchia d’olio e fu così che il facoltoso nobile napoletano Cesare Carmignano costruì un nuovo acquedotto. Fu solo agli inizi del XX secolo che si smise di scavare nel sottosuolo per l’approvvigionamento idrico e si abbandonò una rete di cunicoli e cisterne di oltre 2.000.000 m², diffusa per tutta la città. I sotterranei furono quindi utilizzati durante la Seconda Guerra Mondiale come rifugi antiaerei per proteggersi dai disastrosi bombardamenti che colpirono la città. Le cavità furono illuminate e sistemate per accogliere decine e decine di persone che al suono della sirena si affrettavano a scendere per le scale che scendevano in profondità. Resti di arredi, graffiti e vari oggetti in ottimo stato di conservazione testimoniano ancora oggi la grande paura dei bombardamenti e i numerosi periodi della giornata vissuti nei rifugi, facendo riemergere uno spaccato di vita importante e al tempo stesso tragico della storia cittadina.

Fonte: napolisotterranea.org

Alla periferia di un villaggio commerciale nel deserto, nella pianura andina, i giganti d’acciaio sono stati distrutti dai venti salati

È un cimitero per i treni e per le locomotive. Ed è così grande che sembra che tutti i treni in Sud America siano stati spostati a Uyuni, in Bolivia. Si trova a circa 3 km dalla stazione ferroviaria di Uyuni.

Riempito con corpi scavati che si sono completamente arrugginiti e altri resti, il Great Train Graveyard (noto anche come Train Cemetery o Cemeterio de Trenes in spagnolo) si trova nella periferia deserta di Uyuni, una piccola regione commerciale nella pianura andina.

Uyuni è stata a lungo conosciuta come un importante hub di trasporto in Sud America e collega diverse città importanti. All’inizio del XIX secolo, furono fatti grandi progetti per costruire una rete ancora più grande di treni da Uyuni, ma il progetto fu abbandonato a causa di una combinazione di difficoltà tecniche e tensione con i Paesi vicini. I treni e le altre attrezzature furono lasciati arrugginire e svanire dalla memoria. Non ci sono restrizioni nell’avvicinarsi ai treni, quindi i visitatori spesso salgono in cima o entrano all’interno dei vagoni per scattare foto.

La maggior parte dei treni che si trovano nel Cimitero risalgono all’inizio del XX secolo e furono importati dalla Gran Bretagna. Ci sono oltre 100 vagoni con struttura unica e graffiti occasionali. In altre parti del mondo, i potenti treni d’acciaio avrebbero resistito meglio. I venti salati che soffiano su Uyuni, che ospita la più grande pianura salata del mondo, hanno corroso tutto il metallo. Senza guardie o persino una recinzione, questi pezzi sono stati raccolti e vandalizzati molto tempo fa.

Dal momento che quasi ogni singola compagnia di tour in città visita il cimitero dei treni all’incirca alla stessa ora, dalla tarda mattinata al primo pomeriggio, può facilmente accadere che ci sia una folla di persone, che alla fine tolgono l’incanto all’ambiente abbandonato del luogo. È meglio andare di sera (dopo le 17:00) o la mattina presto (prima delle 8:00) quando gli autobus pieni di turisti sono ormai lontani o non sono ancora arrivati. È raggiungibile a piedi dal centro di Uyuni oppure si può prendere un taxi per circa 10 boliviani ($ 1,30).

Fonte: www.atlasobscura.com

INAUGURERÀ ENTRO LA FINE DELLA PRIMAVERA IL PUBLIC ART DEPOT DEL MUSEO BOIJMANS VAN BEUNINGEN, PRIMO EDIFICIO AL MONDO PER LO STOCCAGGIO DI UNA COLLEZIONE D’ARTE ALLA PORTATA DEL PUBBLICO

Progettato dallo studio MVRDV di Rotterdam, il Public Art Depot del Museo Boijmans Van Beuningen è la prima struttura al mondo per lo stoccaggio di una collezione d’arte accessibile al pubblico. Impostato su una dinamica diversa da quella del museo, non ospiterà mostre, ma permetterà di aggirarsi fra le 151mila opere d’arte della collezione, e di osservare da vicino le operazioni di conservazione e restauro. Caratterizzato da pareti esterne lucidate a specchio, il Depot rifletterà il paesaggio urbano circostante creando uno stretto dialogo con la città.

PIANIFICAZIONE EFFICIENTE

Il Depot è uno dei tanti esempi, nell’Europa del Nord, di efficiente collaborazione fra settore pubblico e settore privato; vede infatti coinvolti il Consiglio comunale di Rotterdam, il Museo Boijmans Van Beuningen e lo Stichting De Verre Bergen, un’organizzazione filantropica che dal 2011 sostiene progetti per il miglioramento della qualità della vita in città. Gettate le fondamenta nel marzo del 2017, l’edificio sarà completato entro la fine di questa primavera. Al momento in cui scriviamo, sono state appena terminate la rifinitura della facciata e l’impermeabilizzazione del tetto. In febbraio saranno invece avviati e completati il montaggio delle vetrate e delle porte esterne, e saranno ultimate le rifiniture interne. Invece, a partire dalla tarda primavera, avrà luogo il collaudo dell’impianto di climatizzazione interno e contemporaneamente comincerà il trasferimento e la collocazione delle opere della collezione. L’apertura al pubblico è prevista per l’inizio del 2021. Ad appena quattro anni dall’inizio dei lavori.

INNOVAZIONE E SOSTENIBILITÀ

Come spiegato dagli stessi progettisti di MVRDV, i fabbisogni energetici dell’edificio saranno molto bassi. Ad esempio, la maggior parte degli spazi interni è ovviamente occupata dalla collezione, per cui le zone di transito per i visitatori saranno piccole e poche; ragione per la quale saranno percorse da gruppi numericamente esigui e per periodi di tempo limitati. Ciò significa che per la maggior parte delle ore della giornata le opere d’arte saranno conservate al buio, mentre le luci a LED si accenderanno automaticamente solo al passaggio delle persone. Inoltre, gli impianti climatici manterranno costanti i livelli di temperatura e umidità, limitando al massimo la dispersione del calore. Impianti che funzioneranno grazie al sistema geotermico di sfruttamento del calore immagazzinato nel sottosuolo. Inoltre, l’energia elettrica sarà fornita da pannelli fotovoltaici installati sul tetto. L’edificio sarà quindi a “impatto zero” dal punto di vista energetico, ma anche i consumi d’acqua saranno pressoché irrisori, grazie all’installazione di servizi igienici e rubinetti a basso flusso. Ci sarà inoltre un sistema di recupero delle acque piovane, per tramite di due cisterne sotterranee, acque che saranno utilizzate in massima parte per l’irrigazione delle aree verdi del Depot e per rifornire il bacino d’acqua attiguo al vicino Museumpark. Infine dal punto di vista dei materiali, nel calcestruzzo sono stati utilizzati aggregati riciclati per ridurre la quantità di carbonio.

LO STOCCAGGIO

La collezione sarà distribuita in 11 diversi “sotto-depositi”, ognuno dei quali avrà un impianto climatico con livelli di temperatura e umidità impostati secondo le esigenze delle diverse opere d’arte. Ciò significa che queste saranno raggruppate secondo un criterio assai sorprendente: non per epoca, per artista, per stile, ma sulla base delle esigenze climatiche che le accomunano. La struttura stessa del Depot contribuisce al mantenimento delle condizioni climatiche interne: le mura esterne portanti sono realizzate in cemento spesso, che reagisce molto lentamente alle variazioni climatiche dando agli impianti il tempo di impostare gradualmente la nuova temperatura senza creare shock termici alle opere d’arte. Le pareti divisorie dei depositi sono realizzate in blocchi di silicato di calcio, che assorbono l’umidità in caso di eccesso oppure la rilasciano in caso di aria troppo secca.

Stanti la particolarità degli ambienti e la delicatezza dei pezzi esposti, si potrà accedere ai depositi dei vari piani soltanto in gruppi di dieci persone, accompagnate da una guida e da un sorvegliante, che potranno sostare per soli dieci minuti, per non alterare le condizioni climatiche degli ambienti. Sono previste otto visite guidate al giorno per ognuno dei depositi. Che comunque potranno essere sempre “sbirciati” grazie alle grandi vetrate che affacciano sui corridoi. Sul tetto, un ristorante-caffetteria e un parco urbano regalano una cartolina affascinante dello skyline cittadino.

Fonte: artribune.com ‒ Niccolò Lucarelli


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