Ancora una novità architettonica nella Saadiyat Island, l’area di Abu Dhabi dove sorge il Louvre Abu Dhabi, in cui si attendono lo Zayed National Museum e il nuovo Guggenheim. Lo studio Adjaye Associates si è aggiudicato il concorso per la realizzazione di un “polo interreligioso”, che riunirà una chiesa, una moschea e una sinagoga!

Non solo cultura e non solo architetti detentori di un Pritzker Prize. Nella Saadiyat Island di Abu Dhabi, che da tempo aspira al titolo di area con “la più grande concentrazione al mondo di beni culturali di primissimo livello”, grazie alla (futura) compresenza del Louvre Abu Dhabi, dello Zayed National Museum e del Guggenheim Abu Dhabi, sembra esserci sufficiente spazio anche per un “esperimento interreligioso”.

Lo lascia intendere l’aggiudicazione allo studio Adjaye Associates del concorso commissionato dalla Higher Committee for Human Fraternity e relativo al piano di sviluppo denominato The Abrahamic Family. A due passi dai musei, dovrebbero infatti sorgere una chiesa, una moschea e una sinagoga: insieme costituiranno una “piattaforma per il dialogo, la comprensione e la coesistenza”, promossa in un’ottica di pacifica convivenza fra le tre principali fedi abramitiche. Abu Dhabi, già sede della maestosa Gran Moschea dello Sceicco Zayed, un must-see per tutti i visitatori in arrivo, intende dunque dotarsi di un sito votato allo scambio tra confessioni formato da tre edifici distinti, ma tra loro coerenti. David Adjaye e il suo team li hanno concepiti come imponenti cubi, variamente capaci di lasciarsi attraversare e plasmare dalla calda e avvolgente luce di Adu Dhabi.

Dal video pubblicato dal sito Designboom, che mostra il complesso anche in relazione con l’intero sistema museale, si percepisce come la luce sarà in grado di penetrare all’interno, esaltando gli spazi destinati alla preghiera, all’incontro e alla meditazione. Un fitto colonnato, una successione di volte e un sistema di “schermi” inclinati contraddistingueranno le tre facciate, identificando ciascun edificio. Tempi (e costi) dell’operazione non ancora noti, ma a quelle latitudini ci hanno abituati sia alle lunghe attese, sia alle sorprese.

Fonte: artribune.com – Valentina Silvestrini