Ngaren: Museum of Humankind progettato da Daniel Libeskind

Promosso dal noto paleontropologo Richard Leakey, il museo sorgerà in Kenya entro 2022, nel luogo esatto in cui venne scoperto il primo scheletro completo di uomo primitivo denominato Turkana Boy.

Attraverso una campagna di crowdfunding attivata nei giorni scorsi sul sito Rabble, il famoso paleontropologo Richard Leakey ha presentato il Ngaren: Museum of Humankind, che sarà realizzato a Loodariak tra le verdi colline della Rift Valley in Kenya, a sud est dalla città di Nairobi. Il museo, il cui progetto è sviluppato dallo Studio Libeskind di New York in collaborazione con partner locali, “sarà un luogo di scoperta, meraviglia e contemplazione”, come dichiarato dall’architetto autore in Italia della Libeskind Tower, a Milano. Ngaren è l’ONG fondata dallo stesso Leaky che, in collaborazione con il Turkana Basin Institute, sostiene l’ambizioso progetto il cui obiettivo è divenire il principale riferimento per studiosi e appassionati di tutto il mondo riguardante temi importanti per il futuro del pianeta. L’obiettivo della campagna è fissato a 7 milioni di dollari e il completamento del museo è previsto per il 2022; bisognerà (eventualmente) aspettare il 2024 per visitarlo.

IL PROGETTO ARCHITETTONICO

L’idea è di realizzare un edificio evocativo e celebrativo che riesca ad incarnare i valori della scoperta mettendo in mostra gli esiti della ricerca a cui Leakey ha dedicato la sua intera vita. Il Museum of Humankind rappresenta una sfida importante che lo studio Libeskind, come visibile dalle poche immagini fino ad ora pubblicate, ha affrontato interpretando i fenomeni che nel tempo hanno caratterizzato il paesaggio africano. Per Daniel Libeskind, come spiega nel video promozionale della campagna di crowdfunding, un sasso non è solo testimonianza del passato se l’uomo che lo osserva fa di esso un mezzo al servizio dello sviluppo. L’edificio verrà realizzato nel luogo esatto in cui, durante una campagna di scavi, è stato ritrovato il primo scheletro completo di uomo primitivo denominato Turkana Boy.

SIMBOLI E SIGNIFICATI

Al sito si arriva esclusivamente attraverso un percorso in pietra scavato nella collina che, con estrema sacralità, culmina in un dromos che diventa punto di accesso al Museum of Humankind. Qui due oggetti monolitici, di cui quello più alto è di 80 metri circa, dominano la vallata con forme che ricordano quella delle pietre usate dagli uomini primitivi per costruire le asce. Un riferimento allo strumento simbolo dell’ingegno umano che, in una visione kubrickiana, i nostri antenati hanno utilizzato per il controllo del territorio nei primi tentativi di coesistenza. Due frammenti di roccia che, staccatisi da un asteroide in caduta, si stagliano massivi nella Rift Valley disponendosi in una composizione che non emula le forme della natura bensì celebra l’artificio umano nella sapiente gestione degli eventi. Il Museum of Humakind è strutturato, come dichiarato dallo stesso Libeskind, intorno a “una serie di spazi architettonicamente dinamici e provocatori” abitati da mostre interattive e dispositivi a realtà aumentata. Un luogo in cui dedicarsi all’approfondimento di diverse tematiche avvicendatesi in circa 2 milioni di anni: dall’evoluzione della specie umana ai fenomeni di cambiamento climatico fino all’affascinante e misterioso universo, in quello che comprenderà il planetario più grande del continente africano.

DAL SUD AFRICA AL KENYA

Ngaren ha avviato un progetto visionario che si interroga sui temi del futuro attraverso la comprensione del passato, che indaga l’evoluzione della specie ripercorrendo la civiltà fino alle sue origini. Il museo è soprattutto un monumento alla scoperta, un inno alla scienza, all’educazione e ai valori della ricerca. Il Museum of Humankind rappresenta un ulteriore passo esplorativo in un processo che, già con lo Zeitz MOCAA – Zeitz Museum of Contemporary Art Africa, progettato da Heatherwick Studio a Cape Town, sposta in maniera consapevole il baricentro culturale verso l’Africa, facendone epicentro di conoscenza per il resto del mondo.

Fonte: artribune.com – Gianluca Ferriero