La decisione della compagnia aerea Emirates di rinunciare all’ordine di acquisto di 36 aeromobili A380, di cui continua a essere il maggiore utilizzatore, seguita a distanza di pochi giorni dal marcia indietro dell’australiana Qantas, che ha disdetto l’ordine di 8 A380 pure continuando a impiegare in flotta una dozzina di esemplari di questo modello, ha prodotto le conseguenze che i più ipotizzavano.

Il consorzio europeo Airbus, che dopo avere diminuito progressivamente i ritmi di costruzione dell’A380 arrivando a un esemplare al mese nel 2018, ha annunciato che il più grande aereo civile non sarà più prodotto a partire dal 2021.

Il calo delle vendite segna la fine anticipata di un modello annunciato come il nuovo modo di volare sulle grandi distanze e che aveva fatto la sua comparsa ufficiale nel 2003 al salone aerospaziale di Parigi Le Bourget, diventandone due anni dopo la maggiore attrazione.

Un gigante da 544 posti, presente nella flotta Emirates nella configurazione A380-800 da 615 posti (ma per alcune compagnie asiatiche si è arrivati a configurazioni fino a 853 passeggeri), con un range operativo di oltre 15.500 km, ma costi di esercizio che hanno dettato ripensamenti nelle compagnie aeree impegnate sul lungo raggio.

Paradossalmente, il concorrente dell’A380 è stato generato proprio da Airbus ed è l’A350-900, il bimotore che garantisce le stesse distanze sul lungo raggio e a costi inferiori, potendo ospitare in configurazione standard poco meno della metà dei passeggeri (253). La ridotta capacità consente alle compagnie di realizzare un load factor elevato. Il che risponde alle strategie commerciali della stessa Emirates, che ha scelto proprio l’A350 per l’ammodernamento della flotta

Fonte: quifinanza.it