Polinesia, i territori d’Oltremare francesi oltre Tahiti.

Atterrati a Tahiti, le Isole Marchesi sono ancora un miraggio: distano circa mille e 500 chilometri dalla più nota isola della Polinesia. Sono terre lontane. Lontane geograficamente dalle rotte battute e quasi totalmente distanti dalla civiltà. Sono terre disabitate, per lo più, se si considera che solo sei hanno un tessuto sociale stabile. Ma sono terre del mito, quello che stregò artisti come il pittore francese Paul Gauguin e pochi anni dopo il cantante belga Jacques Brel, che qui trascorsero gli ultimi anni della loro vita e vi furono sepolti l’uno accanto all’altro.

Aspre e selvagge, dalla natura intensa e primigenia, quelle che i locali chiamano Enua Enata, terra degli uomini, formano un arcipelago composto da 12 “isole alte” d’origine vulcanica, che emergono come gigantesche fortezze di smeraldo dal blu profondo delle acque del Pacifico.

Le coste sono prevalentemente frastagliate e rocciose e l’interno conserva foreste incontaminate che si arrampicano su montagne scoscese popolate di capre e cavalli. Due i gruppi di isole in cui si divide l’arcipelago: quello settentrionale, di cui fanno parte la grande Nuku Iva, Ua Pou e Ua Huka, l’isola dei cavalli, e il gruppo meridionale, con Hiva Hoa, l’isola dai tiki monumentali (statue in pietra di antiche divinità locali), Tahuata e Fatu Hiva. Indubbio che il modo più suggestivo per visitarle sia la navigazione, arrivandoci dal mare, operazione facilitata dal fatto che sono tutte isole sprovviste di barriera corallina (caso unico in tutta la Polinesia Francese).

L’isola maggiore delle Marchesi, Nuku Hiva, è formata da due vulcani sovrapposti, uno dei quali si apre ad anfiteatro e, degradando verso il mare, forma un ampio porto naturale dove sorge la capitale Taiohae. Le sue coste, non protette dalla barriera corallina, si frastagliano in una moltitudine di baie, piccole penisole e scogliere battute dai marosi.

Taiohae ospita un paepae (grande piattaforma di pietra), restaurato e ornato da sculture realizzate da artisti indigeni contemporanei e la cattedrale delle Marchesi costruita con pietre provenienti da tutte le isole dell’arcipelago, al cui interno sono conservate sculture lignee espressione dell’arte religiosa del luogo.

Per chi preferisce le bellezze naturali, altri luoghi da visitare sono le belle baie di Anaho e di Hatiheu e, nella valle di Hakaui, la spettacolare cascata di Vaipo (350 m di altezza), il cui accesso è custodito da una serie di tiki raffiguranti antiche divinità e guerrieri.

L’isola di Gauguin, Hiva Oa, ha la forma di un cavalluccio marino ed è universalmente nota per aver essere stata l’ultimo rifugio di Brel e, appunto, del pittore francese. Atuona, la cittadina principale, ospita la ricostruzione de la maison du jouir, la casa-atelier dove il pittore trascorse gli ultimi anni, con disegni, fotografie, lettere e altri oggetti personali dell’artista e copie delle opere più celebri dipinte in quegli anni.

Nei dintorni si trovano splendide baie, la spiaggia di sabbia nera di Taaoa e quella di sabbia bianchissima di Hanarekua. Nei pressi del villaggio di Hanaiapa, imponenti cascate si gettano nell’oceano con un salto di circa 250 metri. Sull’isola si trovano anche i più grandi tiki in pietra dell’intera Polinesia e altri interessanti siti archeologici.

Ultima isola delle Marchesi raggiungibile in barca è Ua Pou, che è la più popolosa e geologicamente la più recente. Grazie alle sue cime, spettacolari picchi di basalto, il suo paesaggio vanta un’intensità senza pari. Arrivandoci via mare, riparata e ideale per ancorarvi la barca è la baia di Hakahau. Partire da lì e visitare il piccolo museo e il centro artigiano con sculture di pietra è il miglior modo per avvicinarsi alla cultura marchesina.
Detta anche «Grande casa degli dei”, a strapiombo sull’oceano, Ua Huka è un universo selvaggio che alterna clivi scoscesi ad altopiani desertici. È il regno delle capre e di circa tremila cavalli selvaggi, che si possono incontrare lungo l’unica strada dell’isola, poco lontano dalla riserva botanica.

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Ma se le terre emerse di questo arcipelago incantano da sempre, una vera e propria scoperta sorprendente è il mondo sottomarino: acque calde, alghe, plancton e una ricchissima fauna marina fanno delle Marchesi, e dell’isola di Nuku Hiva in particolare, una meta imperdibile per gli amanti delle immersioni. Durante le esplorazioni subacque s’incontrano a profusione razze manta e razze leopardo, pescecani, pesci martello, squali pinna bianca di scogliera e tutta la fauna di profondità: tonni, delfini e pesci spada.

La particolare geologia di queste isole vulcaniche le rende uniche: non si sente la mancanza delle barriere coralline, grazie alle stupefacenti e vertiginose scogliere che si inabissano nell’oceano formando numerose grotte. La grotta Ekamako, profonda più di cento metri, è il rifugio di grandi razze armate che i sub possono ammirare anche da molto vicino.

Fonte: SiViaggia.it