L’ascesa di Skywalker conclude la saga. Ma queste location offrono la possibilità di entrare nell’universo di Star Wars

Poche saghe cinematografiche – fatta eccezione per James Bond – sono state girate in una varietà così ampia di location come Star Wars. È possibile immergersi nei luoghi dei nove film della saga che, dopo 42 anni, si chiude con l’episodio Star Wars: L’ascesa di Skywalker, uscito nei cinema italiani lo scorso 18 dicembre.

Come una sorta di Pantone planetario queste location sembrano tele dipinte con svariati colori, dall’arancio bruciato di un pianeta arido al bianco lucente di uno ghiacciato, ai gelidi interni di navicelle spaziali e dei covi dei villain, passando per mondi paludosi, boscosi e acquatici di ogni tipo. E nessuno di questi luoghi esiste davvero, nel senso che prima dell’avvento della tecnologia CGI, i produttori dovevano trovare dei validi sostituti sulla Terra.

I celebri robot di Star Wars C-3PO e R2-D2 si avvicinano al palazzo di Jabba the Hutt sul pianeta Tatooine, ne Il ritorno dello Jedi. In realtà questa scena fu girata nella Death Valley in California

Persino oggi che le tecnologie consentono di mostrare praticamente ogni cosa sullo schermo, le scenografie naturali sono ancora la base per creare ambienti fantastici: una specie di ancora del mondo reale che cattura gli spettatori, offrendo loro scenari nei quali possono immergersi.

E così, mentre nell’universo di Star Wars il nostro pianeta e la sua civilizzazione sono ubicati – parafrasando il famoso incipit “tanto tempo fa in una galassia lontana lontana”, molte di quelle location sono reminiscenze di paesaggi a volte esotici, a volte incredibilmente vicini.

Tunisia

Guerre stellari (1977) – La minaccia fantasma (1999)

Probabilmente è l’unica ambientazione di Star Wars che prende il nome dalla sua location terrestre (il nome del pianeta Tatooine si basa sul villaggio tunisino di Tataouine. I deserti del Paese nord-africano sono una parte importante dell’estetica brulla del primo film della saga, il cui sottotitolo era Una nuova speranza e del prequel La minaccia fantasma.

Alcune delle strutture create per il film si possono ancora vedere nella città portuale di Ajim e sull’isola di Djerba. La maggior parte di questi set commissionati da George Lucas oggi sono fatiscenti, lentamente inghiottiti dalla sabbia desertica – anche se molti sono stati tenuti in buone condizioni dalle persone locali, consapevoli del valore turistico di queste strutture. Purtroppo il settore turistico tunisino è stato duramente colpito dagli attentati del 2015 e dai disordini che seguirono, e molte destinazioni oggi ospitano solo una piccola parte di quelli che erano i visitatori di una volta. Alcune rimangono, come l’hotel Sisi El Driss, una tradizionale casa sotterranea berbera che era la casa d’infanzia di Luke Skywalker in Una nuova speranza.

A Nefta, nel Sahara tunisino, fu realizzato un intero set per il film originario della saga. Gli altri furono realizzati negli ultimi anni Novanta per la trilogia prequel. Molte di quelle strutture sono ancora lì, nonostante l’avanzata del deserto

Skellig Michael, Irlanda

Gli ultimi Jedi (2017)

Su queste due isole rocciose quasi 13 chilometri a sud-ovest dell’Irlanda ci sono ripidi pendii che raggiungono i 600 metri di altezza nel nord Atlantico. La più grande, Skellig Michael (Sceilg Mhichil in irlandese) è patrimonio mondiale UNESCO per la sua importanza come habitat per gli uccelli e anche per il suo solitario monastero. St Fionan, fondato tra il Sesto e l’Ottavo secolo, è uno dei primi di tutta l’Irlanda. Abitato da monaci che vivevano in case-alveare e pescavano per mangiare, questo monastero era isolato dall’isola madre, l’ideale per poter praticare il proprio credo senza il rischio di venire perseguitati. Ne Gli ultimi Jedi, l’isola e il suo monastero in rovina erano l’eremo di Luke Skywalker.

Una vista aerea di Skellig Michael, la più grande delle due frastagliate isole di arenaria e ardesia che si trovano nell’oceano Atlantico, sulla costa sud-occidentale dell’Irlanda

Hardangervidda, Norvegia

L’Impero colpisce ancora (1980)

Questa regione della Norvegia, che faceva da alter-ego ai deserti del pianeta ghiacciato Hoth, ha assicurato delle vere bufere di neve alla produzione che, in alcuni casi, bastava facesse un salto fuori dall’hotel nel villaggio di Finse per fare alcune riprese. La maggior parte delle scene più ampie sono state girate nel vicino ghiacciaio Hardangerjøkulen: sul quale vengono gestiti dei tour organizzati dall’hotel Finse 1222, la struttura che ha anche ospitato la troupe.

L’altopiano di Handargervidda, in Norvegia, è stato utilizzato per simulare il pianeta ghiacciato di Hoth. Le condizioni erano talmente autentiche che, per girare alcune brevi scene, alla troupe bastava mettere il naso fuori dal proprio hotel a Finse

Puzzlewood, Foresta di Dean

Il Risveglio della Forza (2015)

Il nebuloso paesaggio di Puzzlewood nella foresta di Dean fa parte di una scena famosa di uno dei più attesi film della serie, Il Risveglio della Forza. Questa antica foresta è ricca di curiosità: affioramenti rocciosi, rami contorti dagli anni e rivestiti di licheni, caverne e grandi radici. Si dice che prenda il nome dalle misteriose persone che abitano quel posto, ma anche in riferimento alle sue strane caratteristiche.

L’enigmatica Puzzlewood nella Foresta di Dean, nel Gloucestershire, è stato il set per una scena di battaglia nel film Il risveglio della forza

Death Valley, California

Il ritorno dello Jedi (1983)

Per i paesaggi aridi e a tinte arancioni del pianeta Tatooine si prestavano due continenti: l’Africa e il nord America. In quest’ultimo caso, la Death Valley della California è stata scelta nel momento in cui una tempesta ha interrotto le riprese in Tunisia. Le valli dei Golden Canyon, Desolation Canyon e 20 Mule Team Canyon hanno fatto da sfondo a diverse fondamentali scene di Una nuova speranza, ma facevano anche da scenario per il percorso che i droidi fanno per raggiungere il palazzo di Jabba ne Il ritorno dello Jedi.

Diversi canyon della Death Valley, come il Golden Canyon in questa foto, erano perfetti per ricreare il pianeta Tatooine in Una nuova speranza e Il ritorno dello Jedi

Tikal, Guatemala

Una nuova speranza (1977)

Una fitta foresta pluviale con antiche strutture realizzate dai Maya hanno fatto da cornice per il climax del film originario della saga. Considerata patrimonio mondiale dall’UNESCO, Tikal è stata una città cerimoniale abitata per 1500 anni rimasta avvolta nel mistero fino a tempi relativamente recenti, nonostante alcune delle piramidi in rovina svettino per oltre 60 metri, superando la cima degli alberi, come la piramide IV. Al suo culmine una vera e propria città e i suoi resti offrono tuttora un affascinante spaccato sull’ingegno dei Maya. Secondo l’UNESCO, nell’abbondanza di espressioni artistiche e architettoniche ci sono anche importanti elementi simbolici, come l’idea che le piramidi fossero come montagne che definivano un universo nel quale gli esseri umani convivevano con il loro ambiente.

Il tempio del Grande giaguaro a Tikal, Guatemala. Le piramidi di questo sito, riconosciuto dall’UNESCO, sono così alte che superano in altezza il tetto della foresta. Questa immagine è stata utilizzata per una base ribelle nascosta in Una nuova speranza

Etna, Sicilia

La vendetta dei Sith (2005)

Se diverse location della trilogia prequel sono state generate al computer, alcune sono state integrate con vere e proprie riprese di luoghi e, in questo caso, di lava. Nel 2002 un’eruzione del vulcano siciliano è stata filmata e aggiunta alla scena di un duello con spade laser tra Obi Wan Kenobi e Anakin Skywalker in uno scenario spruzzato di lava.

L’Etna durante un’eruzione. Quando il vulcano siciliano eruttò nel 2012, fu mandata una troupe de La vendetta dei Sith per filmare le colate laviche, che furono usate come integrazione di una scena per gran parte realizzata al computer nella quale si trovavano anche Anakin Skywalker e Obi Wan Kenobi
Il duello con spade laser, scena clou de La vendetta dei Sith (2005) fa parte di una scena in gran parte renderizzata al computer ma integrata con le immagini di una vera eruzione dell’Etna

Cheatham Grove, California

Il ritorno dello Jedi (1983)

Per ricreare la Luna boscosa di Endor, abitata da quegli orsetti chiamati Ewok, è stato utilizzato un boschetto di antiche sequoie che si trova in California. Le sequenze più veloci sono state girate all’interno del Cheatham Grove, a Crescent City, con il vicino Redwood National Park a fare da sfondo. Quest’ultimo ospita gli alberi più alti della Terra: alcuni raggiungono in altezza un edificio di 35 piani. Si dice che il più alto di tutti sia una sequoia di 115 metri cui è stato dato il nome di Hyperion, ma il luogo esatto in cui si trova è segreto.

La Cheatham Grove, popolata da antiche sequoie, si trova vicino a Crescent City, in California. È stata utilizzata per gli inseguimenti ne Il ritorno dello Jedi. Come sfondo sono stati usati altri boschi del parco nazionale di Redwood

Laghi Thirlmere e Derwent, Lake District

Il risveglio della forza (2015)

Ci fu sorpresa nel Regno Unito quando uscì il primo trailer de Il risveglio della forza, nel quale una flotta di X-Wing solcava la superficie di un lago che sembrava stranamente familiare. Diversi immaginarono che si trattasse del Lake District inglese. E avevano ragione. Diversi laghi che si trovano nel parco nazionale della Cumbria sono stati utilizzati come sfondo di scene, poi sottoposte a diversi livelli di potenziamento al computer. E tuttavia, anche dopo queste lavorazioni, continuavano a somigliare indiscutibilmente a uno dei luoghi verdi più amati del Regno Unito. Nel film è possibile identificare molte altre alture del Lake District, compresi i belvederi di Raven Crag e Blenchatra.

Thirlmere, nel Lake District in Cumbria è stato utilizzato – insieme al vicino lago Derwent per diverse scene aeree in Il risveglio della forza (2015)
In alto a destra di questo fermo immagine de Il risveglio della forza si scorge la cima boscosa di Raven crag, nel Lake District (2015)

Lago di Como, Italia

L’attacco dei cloni (2002)

La Villa del Balbianello, sulle sponde del lago di Como, ha rappresentato una sontuosa dimora reale sul pianeta Naboo. Il lago è il più profondo d’Europa con i suoi 410 metri e la lussuosa struttura che è sulla sua riva fu realizzata nel Diciottesimo secolo come luogo di ritiro letterario. Fu poi acquistata dal conte Guido Monzino, viaggiatore e avventuriero che tra le sue imprese annoverò quella di essere il primo italiano a scalare il monte Everest. Molti di questi traguardi sono commemorati nel Museo delle Spedizioni che si trova all’interno della struttura. Dalla morte del conte, nel 1988, la villa è gestita dal Fondo Ambiente Italiano.

La Villa del Balbianello sulle sponde del lago di Como, in Italia. Vecchia dimora di un avventuriero di sangue blu, la villa è stata usata per una importante scena di un matrimonio galattico ne L’attacco dei cloni. Oggi la villa è utilizzata per vere e proprie nozze

Tesco, Elstree

L’Impero colpisce ancora (1980)

La dimora spirituale di Star Wars – tra le molte altre – è questo venerando complesso di studios che si trova poco a nord di Londra. Diverse scenografie di questa struttura sono state monopolizzate dalla produzione della trilogia originale ma il gigantesco Stage 6, completato nel 1979, è stato costruito appositamente per ospitare L’impero colpisce ancora, e da lì sarebbe stato chiamato da tutti come “lo studio di Star Wars”. Fu smantellato nel 1989 e il terreno venduto a una catena di supermercati. Ecco perché i clienti del superstore che si trova a Elstree oggi calpestano lo stesso suolo dove furono girate le più importanti scene in interni de L’impero colpisce ancora e Il ritorno dello Jedi. Dal parcheggio si può vedere il George Lucas Stage, chiamato così in onore del creatore di Star Wars, padre anche della saga di Indiana Jones che fu girata, anch’essa, qui.

Mark Hamill, George Lucas, Carrie Fisher e Harrison Ford sul set di Elstree del film L’impero colpisce ancora. Uno degli stage è stato costruito appositamente per la produzione del film. Oggi nello stesso luogo c’è un supermercato

Fonte: nationalgeographic.it