Facilmente raggiungibile e incredibilmente sorprendente, l’Oman del sud è la destinazione perfetta per chi cerca autenticità, lusso e relax allo stesso tempo

Sabbia chiara, mare blu e vegetazione rigogliosa. È questo il panorama che accoglie i turisti che atterrano a Salalah, la città natale del Sultano Qaboos nonché capitale della regione del Dhofar. “Benvenuti nella Svizzera della GCC”, ci dice accogliendoci la guida che ci accompagnerà nel viaggio alla scoperta del Paese. In effetti ha perfettamente ragione: mentre percorriamo le strade recentemente asfaltate che ci conducono all’Al Baleed Resort Salalah by Anantara, dove risiederemo, mi accorgo che bananeti e palmeti di un verde acceso costeggiano la carreggiata. Non è certo il paesaggio arido che mi aspettavo arrivando in Oman.

“È merito del Khareef,” mi anticipa la guida, “significa autunno. In pratica non è altro che un periodo di monsoni che va da giugno a fine agosto, ci permette di avere un clima sopportabile e una vegetazione rigogliosa, in tutto il Sultanato lo troverete solo da noi” conclude fiero. Avvicinandosi al resort, è immediato comprendere che ci troviamo ben lontani dallo sfarzo e dall’eccesso di Dubai e di Abu Dhabi: a Salalah il lusso è fatto di armonia con la natura, relax assoluto e rispetto delle tradizioni. Oman uno – resto del mondo zero.

Una storia antichissima

Ci troviamo a Salalah, la capitale dell’antichissima regione del Dhofar, località che soprannomineremo “la regina dei contrasti”: da nord a sud si susseguono infatti paesaggi che potrebbero appartenere a luoghi ai poli opposti del mondo. C’è il deserto del Quarto Vuoto, le montagne rocciose della popolazione Jabali e l’oceano blu con le spiagge bianchissime. Il Dhofar è una regione molto antica: qui i reperti archeologici dei porti più importanti della Penisola Arabica ci fanno sognare del marinaio Simbad e della regina di Saba. Il parco archeologico di Sumhuram, bene patrimonio Unesco affacciato su un fiordo d’acqua salata, si presta a lasciar viaggiare indietro nel tempo la fantasia: arrivavano e partivano da qui infatti i dhow (imbarcazioni tipiche in legno, ancora oggi fabbricate solo a Sur) che solcavano le acque del Golfo per trasportare spezie, incenso e tessuti preziosi.

Poco distante da Sumhuram si trova Al Baleed, con le rovine dell’antico sbarco commerciale di Zafar, il più importante della zona, meraviglioso da visitare al tramonto mentre una luce aranciata colora il sito che domina fiero la costa. A Mirbat, porto ancora in uso, si respira l’aria degli antichi scali, mentre la vita scorre scandita anche nel 2020 dai ritmi del mare. Qui ancora oggi infatti, come migliaia di anni fa, parte la tratta di scambio della materia prima più preziosa dell’intero sultanato (oro nero escluso): è l’incenso, simbolo universale dell’Oman nel mondo.

La Via dell’Incenso

Antica rotta che attraversava deserti e montagne per arrivare fino al mare, la Via dell’Incenso e in particolare le sue quattro componenti cardine (gli alberi del Wadi Dawkah, l’oasi di Shisr/Wubar e i due porti di Khor Rori e Al Baleed) sono oggi, oltre che testimonianza di una storia antichissima, riconosciuti come un importante sito Patrimonio dell’Umanità. Il processo di produzione dell’incenso è artigianale e parte dagli alberi di Boswellia sacra che crescono al confine con lo Yemen. Al Frankincense Land Museum di Salalah si scoprono i processi di lavorazione identici a quelli della notte dei tempi: in primavera si effettuano delle incisioni sui tronchi dell’albero sacro dalle quali sgorga una linfa lattiginosa, poi raschiata per diventare incenso.

L‘incenso in Oman ha le sembianze di minuscoli sassolini bianchi (al suq di Salalah scopro che più chiari sono, maggiore è la qualità) e per bruciarlo servono appositi manufatti artigianali, quasi sempre decorati con colori accesi, che a fatica costringo in valigia prima di ripartire. Lo si può acquistare ovunque puro o mescolato ad oli essenziali, in particolare a settembre quando a Salalah si tiene il grande mercato. Si usa anche sciolto nell’acqua come antinfiammatorio, in olio essenziale come antisettico, antidolorifico e calmante, mentre lo si mastica per alleviare lo stomaco.

Spiagge bianche, acque cristalline, resort super lusso

Aree archeologiche e wadi rigogliosi a parte, se c’è una cosa a Salalah in grado di conquistare il cuore di chiunque vi ci si rechi, quello, di sicuro, è l’oceano. Di un blu intenso che contrasta alla perfezione la candidissima sabbia delle spiagge infinite di Salalah, il mare dell’Oman è il paesaggio che vi si stamperà indelebile nella memoria in questo viaggio e i paesaggi dell’Al Baleed Resort by Anantara sono senza dubbio la sua consacrazione. Con un’architettura che richiama quella tradizionale omanita (con canali che potrebbero benissimo essere aflaj patrimonio dell’Unesco) e un affaccio diretto su un tratto di spiaggia privata, l’Al Baleed Resort by Anantara con le sue lussuose ville con piscina è il luogo ideale per sentirsi in perfetta armonia con la natura circostante. L’infinity pool vista mare a fianco alla quale si fa colazione, le cene servite direttamente sul bagnasciuga e i trattamenti all’incenso offerti dalla spa rendono infatti la permanenza a Salalah meravigliosamente rilassante.

Con numeri in fattore turismo che in Italia registrano un +17% per le partenze nel 2019, l’Oman e Salalah sono quindi il regalo da farsi prima che sia troppo tardi (Oman Air ha iniziato ad offrire voli super comfort e super lusso da tutte le principali città italiane 7 giorni su 7). Se la bellezza quest’anno ha un indirizzo preciso, questo è senza dubbio l’Oman: ora non resta che accorrere numerosi.

Fonte: esquire.com – Vittoria Meloni